Chi sono

COS’E’ QUESTO BLOG

Se state pensando “tanto i politici sono tutti uguali”, vi prego NON seguite la mia pagina, ve lo dico prima. Fate un favore a voi stessi e anche a me.

Comprendere il mondo moderno nasce dall’esigenza di analizzare con pensiero critico il mondo che circonda per cercare di comprenderne le dinamiche. Inizialmente avevo pensato di gestire gli output di più persone, ma poi con l’inizio della mia avventura politica ho deciso di renderlo direttamente il mio blog. L’obiettivo del sito è quindi quello di postare articoli che inducano le persone alla riflessione e, attraverso la potenza del pensiero critico, di mettere in discussione senza freni alcune visioni del mondo e versioni mainstream che per certo non sono verità assolute, anche se propinate come tali, evidenziandone le contraddizioni e le incongruenze.

Che il mondo reale sia completamente diverso da quello divulgato è forse l’unica realtà oggettiva innegabile di cui possiamo fare tesoro come un assioma. Tuttavia, fate attenzione: questa pagina non è un raduno di complottismo spicciolo. Qui voglio portare soltanto riflessioni a partire da fatti documentati e prove scientifiche. Qui si analizza la realtà con spirito autorevole, non attraverso le prime dicerie che passano su internet. 

Voglio trattare temi di attualità, scienza, economia, psicologia, storia, arte e di tutte le meraviglie dell’intelletto sotto una veste diversa, nel tentativo di indurre il lettore alla riflessione personale e ad abbracciare queste tematiche. E’ innegabile che per riflettere bisogna almeno conoscere e studiare determinati aspetti ed è per questo che vogliamo promuovere la virtù della cultura attraverso articoli di spessore. Meglio poche cose alla volta ma ben illustrate piuttosto che veloci iniezioni di dopamina a cui ci stiamo un po’ tutti abituando.

 

QUAL E’ IL MIO PENSIERO

Chi mi conosce sa che agisco secondo dei principi e che quando sarà il momento di proporre un programma politico, questo farà a capo a quei principi. La politica è da sempre in stretta relazione con altri tipi di poteri e so benissimo che “obbedisce” a determinate richieste. Ma quelle richieste sono figlie di un’ideologia che si è rivelata essere fallimentare anche per i suoi sostenitori. Dobbiamo quindi rispondere con una nuova visione di paese e la mia si sviluppa su sette principi:

1) PRINCIPIO DELLA PIANIFICAZIONE A LUNGO TERMINE.
Se non hai un obiettivo non puoi nemmeno programmare il da farsi. Vivere alla giornata non è una soluzione per chi vuole amministrare una nazione. Se tanto abbiamo criticato il comunismo per il fatto che metteva tutto nelle mani dello Stato e di una ristrettissima élite, allo stesso modo dobbiamo essere lucidi oggi e criticare il liberalismo perché mette tutto nelle mani dei mercati e di una ristrettissima élite privata. Questi quindi sono i due estremi entro cui muoversi e sono entrambi squilibrati. Pertanto la mia visione di paese si basa sull’economia mista: un’economia a trazione statale (in particolare nei settori strategici e governativi) che pianifichi a lungo termine i suoi obiettivi, lasciando però spazio all’iniziativa privata. Questo perché gli obiettivi devono essere l’abbattimento della povertà, lo sviluppo della classe media e il contenimento del potere delle classi ricche. E’ chiaro che chiunque si opponga a questo ha evidentemente altri interessi rispetto al benessere del popolo italiano.

2) PRINCIPIO DELLA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE A DISTANZA.
L’Italia, come tutti i paesi del mondo, non è autosufficiente sotto tutti i punti di vista. E’ indispensabile quindi operare una politica di buon vicinato e coltivare relazioni internazionali con tutti i paesi del mondo. Questo però deve avvenire sempre SENZA ALCUNA CESSIONE DI SOVRANITA’. L’Italia non è ne un supermercato in cui privati stranieri possono venire a fare shopping di industrie e di manodopera a basso costo, ne un paese che deve inginocchiarsi agli altri per implorare di avere quello che può farsi tranquillamente in casa. Perciò l’economia del paese deve essere “aperta” ma sempre in modo controllato. Di certo nessuno deve andare a comandare in casa d’altri e questo discorso è bilaterale. Il commercio internazionale serve per completare la nostra economia, non è uno strumento su cui incentrare tutto. L’obiettivo deve essere quello di garantire stabilità geopolitica al paese e lealtà bilaterale.

3) PRINCIPIO DELL’INVESTIMENTO NEL PROGRESSO.
Il nostro paese, una volta recuperata la sovranità, ha un potenziale praticamente illimitato sotto questo punto di vista. Siccome il futuro dell’Italia è strettamente legato alla tecnologia e all’innovazione è assolutamente necessario che ricominciamo a investire dove serve. Essendo un settore strategico è lo Stato a dover investire chiaramente. Sono le menti che formiamo oggi a creare il benessere collettivo di domani e se andiamo sempre avanti a esportare menti e a importare prodotti tecnologici saremo sempre schiavi da un punto di vista industriale. Dobbiamo tornare a fare tecnologia, ricerca e innovazione e in questo il finanziamento dello Stato deve essere pressoché illimitato. La produzione, l’innovazione e la ricerca sono gli unici strumenti che consento ad un paese di gestire ingenti immissioni di denaro senza creare inflazione. L’obiettivo è quello di strutturale il tessuto produttivo italiano in modo da renderlo solido abbastanza da far funzionare il meccanismo.

4) PRINCIPIO DELLA MASSIMA OCCUPAZIONE.
Purtroppo, l’aver seguito modelli prevalentemente di stampo liberale ci ha portati ad applicare al settore governativo un comportamento che però è ottimale solo per i privati. Il settore governativo infatti funziona all’opposto del settore privato e quindi ha bisogno di logiche differenti. E’ dagli anni ’80 che attraverso false paure come quella del debito pubblico e dell’inflazione i governi hanno sempre trovato scuse per non creare il denaro necessario per il benessere del popolo. Ecco, questo ha alimentato il cancro della disoccupazione, la quale oggi è pure sottostimata rispetto ai numeri reali. Lo Stato deve quindi riprendersi in mano tutte le leve economiche necessarie per poter tornare ad occuparsi di lavoro perché l’economia va gestita con approccio discrezionale, non con approccio puramente matematico. L’obiettivo deve essere quello di abbattere la disoccupazione e ricreare il welfare.

5) PRINCIPIO DELLA VALORIZZAZIONE DELLA PERSONA.
Il grosso problema sociale di quest’epoca è la scarsa valorizzazione delle figure che realmente producono (a cui si affianca l’incredibile esaltazione della mediocrità e dell’invidivualismo). Questo attuale modello sociale prevalentemente di stampo statunitense è insostenibile nel lungo periodo e ha fatto sì che si strapagassero manager e venditori e si sottopagassero gli ingegneri e i tecnici. Ecco, sono dell’idea che lo Stato debba recuperare il controllo su questo processo e che debba anche incentivare il rientro in Italia di tutte le menti che si è lasciata scappare proprio in virtù del deragliamento indotto da questo processo. Le aziende sono degli strumenti privati sulle quali la supervisione dello Stato è fondamentale per garantirne la stabilità nei cicli economici. Allo stesso tempo deve controllarne i parametri per evitare di generare disparità tali da generare insoddisfazione lavorativa. Le persone non sono pile da cui estrarre energia ma sono, appunto, persone. Ogni persona ha ambizioni, interessi e capacità diverse e la realizzazione del benessere psicologico dell’individuo deve essere un obiettivo della collettività e di conseguenza delle aziende e dello Stato.

6) PRINCIPIO DEL PENSIERO CRITICO.
Il sistema scolastico deve essere improntato sullo sviluppo del ragionamento e della formazione della persona, soprattutto considerando le diversità delle inclinazioni personali. Lo Stato non ha bisogno di automi (anche perché tra meno di 10 anni le intelligenze artificiali eseguiranno praticamente tutti i lavori nei quali non è richiesta creatività): lo Stato ha bisogno di menti pensanti che analizzino con mente lucida e distaccata qualsiasi informazione. Persone che siano allergiche alla propaganda e che siano partecipi alla vita politica, cioè l’esatto opposto del “mero consumatore”. L’obiettivo deve essere la formazione di una collettività pensante e unita proprio dalla sua capacità di analizzare le ideologie per poterle condividere e/o respingere. Anche la scienza non è che uno strumento e il suo costante finanziamento da parte di gruppi privati non può che rendere la sua presunta imparzialità un’utopia. Le persone dovranno quindi essere in grado di comprendere quando una narrazione “scientifica” è pilotata o meno per fini politici.

7) PRINCIPIO DEL BUONSENSO.
Da più di trent’anni c’è un’abitudine tipicamente liberale di far abbandonare il buonsenso alle persone per fargli abbracciare visioni egoistiche e individualistiche volte appunto a trasformare l’uomo in un “mero consumatore”. Dobbiamo tornare ad anteporre alla nostra personale visione limitata una visione collettiva fondata appunto sul buonsenso. Questo serve anche a creare un maggior collante sociale per vincere le piccole disunità locali all’interno delle quali il liberismo ci sguazza allegramente. Dobbiamo costruire un senso collettivo nuovo, un modello comportamentale collettivo che non si basi più sull’individualismo e sul bisogno egocentrico di attenzione e di soddisfazione personale ma che si basi sul rispetto reciproco e sul buonsenso. In questo dunque l’esaltazione delle isterie ideologiche non trova assolutamente spazio.

Il blog vuole dimostrare che l’umanità può aspirare a qualcosa di ben più elevato di un “mero consumatore“. E soprattutto voglio trasmettere il messaggio che il connubio tra conoscenza ed esperienza pratica, assieme all’analisi della realtà attraverso spirito critico vale assai di più di qualsiasi furbizia imprenditoriale, titolo di studio o riconoscimento internazionale.

E spero di riuscire ad accendere nell’anima di qualche persona quella stessa voglia che ho io di lottare per il nostro futuro e per quello dei nostri figli.