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Cambiamento climatico: è proprio tutto come ci raccontano?

Foto in evidenza caricata da Mark Piwnicki su unsplash.com, disponibile a questo link. Foto rilasciata con licenza CC0.

1.   Introduzione.

Siamo ormai alle porte del nuovo dibattito del panorama scientifico e, come al solito, veniamo bombardati da una narrazione mainstream che casualmente punta il dito su qualcuno inducendo una meccanica di colpa… in principio è stata la volta del peccato originale, poi è stata la volta del debito pubblico, poi dell’inflazione, poi dei vaccini, poi della guerra e ora finalmente siamo approdati sul clima.
La narrazione scientifica è piuttosto semplice: ci viene ripetuto continuamente che:

– il cambiamento climatico è di origine antropica (ovvero che è colpa nostra)

– il cambiamento climatico è dovuto alla CO2 (che sarebbe in larga parte nostra responsabilità)

– il 97% della comunità scientifica è d’accordo su questo

– la soluzione è quella di ridurre i consumi, di ridurre la popolazione o di ridurre l’accesso a determinate tecnologie a gran parte della popolazione relegandola ad adottare uno stile di vita da formichina, anche se questo ovviamente poi vale solo per i ceti medio bassi.

Ma questa narrazione è del tutto vera oppure c’è qualcosa nel panorama scientifico che suggerisce una visione alternativa? Beh in questo articolo parleremo proprio di questo.

2.  “Il cambiamento climatico è di origine antropica”?

Io per primo per lungo tempo sono stato a lungo convinto di questo, ma alla luce di approfondimenti successivi mi sono quantomeno dovuto interrogare sul fatto che la narrativa mainstream fosse nel giusto o no. E ad oggi non mi sento di dire che lo sia. Perché?

Sapete che l’uomo è responsabile di emissioni inquinanti e clima-varianti (o presunte tali) che in qualche modo devono avere a che fare col cambiamento climatico, giusto? Eh beh già in questo assunto c’è una forte ipotesi di base, ovvero che il fattore di scala sia lo stesso. Si parla spesso infatti di come la CO2 influenzi il clima e di come in realtà siamo noi esseri umani con la nostra produzione di CO2 ad alterare in modo cosi rilevante il clima.

Bisogna però evidenziare che sebbene il presunto legame tra CO2 e temperatura sembri in un qualche modo essere lampante negli ultimi secoli, non si può dire altrettanto su una finestra temporale più ampia, come vedremo tra poco. Inoltre se l’aumento di CO2 è veramente in toto di origine antropica, allora come si spiega il fatto che durante i lockdown la CO2 misurata ha continuato ad aumentare senza tregua [1]?

Eppure qualcuno, tipo il Global Carbon Project, paventava una riduzione della CO2 a seguito del crollo delle attività antropiche nel 2020…

Tutto ciò ha in realtà una spiegazione (politico-economica, non scientifica), ma ne parleremo più avanti.

Quindi in definitiva la CO2 è aumentata anche a fronte del grosso calo dei consumi successivo agli eventi pandemici. Questo mette però anche in discussione il fatto che l’aumento di CO2 sia in gran parte da attribuire a responsabilità umana… e infatti John K. Dagsvik e Sigmund H. Moen pubblicano un paper dal titolo “To what extent are temperature levels changing due to greenhouse gas emissions?” in cui a seguito di una lunga analisi statistica delle serie temporali di un precedente paper si arriva alla conclusione che parlare di CO2 in aumento prevalentemente a causa dell’uomo è una presa di posizione non supportata dai dati [2]:

“Abbiamo aggiornato l’analisi statistica delle serie temporali di Dagsvik et al. (2020) sulla base delle serie di temperature osservate registrate negli ultimi 200 anni e più indietro nel tempo. Nonostante i lunghi andamenti e cicli di queste serie di temperature, abbiamo riscontrato che l’ipotesi di stazionarietà non è stata respinta, a parte alcuni casi. Questi risultati sono quindi coerenti con i risultati ottenuti da Dagsvik et al. (2020). In altre parole, i risultati implicano che l’effetto delle emissioni di CO2 provocate dall’uomo non sembra essere sufficientemente forte da causare cambiamenti sistematici nel modello delle fluttuazioni della temperatura. In altre parole, la nostra analisi indica che con l’attuale livello di conoscenza sembra impossibile determinare quanto dell’aumento della temperatura sia dovuto alle emissioni di CO2.”

3.  E’ la CO2 il principale responsabile del cambiamento climatico?

A questo punto però, abbiamo visto che la CO2 è aumentata senza correlazione con le attività umane, almeno possiamo considerarla come principale driver della temperatura?

La narrazione mainstream ci tartassa col fatto che il riscaldamento globale è dovuto principalmente alla CO2, ma per dirlo questo dovrebbe implicare una correlazione evidente. Andiamo allora a cercare questa correlazione.

Nel grafico qui sotto potete vedere la temperatura annuale rispetto alla media del ventesimo secolo (barre rosse significano più calde della media, barre blu significano più fredde della media) dal 1850 al 2022 ma anche le quantità atmosferiche di CO2 (indicate dalla linea grigia) [4]:

Il problema con questa trattazione è che si sostiene che il costante aumento della CO2 non si tramuti istantaneamente in aumento della temperatura a causa dell’inerzia del sistema (per esempio l’elevata capacità termica dell’acqua, l’enorme volume degli oceani globali etc…)

Peccato che questo implichi la stessa inerzia sia in salita che in discesa… eppure i trend nel grafico non sembrano inseguirsi. Anzi addirittura tra gli anni ’40 e gli anni ’70 la temperatura globale è rimasta grossomodo stabile mentre la CO2 ha continuato ad aumentare. Ma non solo: tra il 1850 e il 1930 il trend delle temperature è addirittura inverso!!! Cioè all’aumentare della CO2 il trend della temperatura media è leggermente negativo. E’ evidente che qualcosa non torna.

Nel goffo tentativo di sostenere che sia la CO2 responsabile dell’aumento delle temperature, addirittura i principali istituti che se ne occupano dimostrano esattamente il contrario. La NASA infatti sostiene che il trend di CO2 atmosferica per quasi un milioni di anni non ha mai superato le 300 ppm, e sostiene che le misure rilevano un calo costante della concentrazione del gas negli ultimi 100.000 anni. Eppure la temperatura media del pianeta è cambiata enormemente nello stesso arco temporale [5, 6, 7]:

Qui addirittura si può notare la totale mancanza di correlazione tra temperatura e CO2. Per tutto il Cretaceo (quindi per circa 80 milioni di anni) la temperatura è rimasta grossomodo costante mentre la CO2 in atmosfera è andata progressivamente diminuendo fino a dimezzarsi. Eppure di impatto sulla temperatura non ce n’è stato. Quando la CO2 ha poi iniziato a metà del Terziario a stabilizzarsi la temperatura media è crollata di colpo dai 22°C ai 12°C (le ere glaciali).

Va inoltre sottolineato come nel Cambriano la temperatura media fosse sempre grossomodo intorno ai 22°C mentre la CO2 in atmosfera era sette volte superiore ad oggi. Questo implica necessariamente che il legame tra CO2 e temperatura è inesistente e se esiste è trascurabile.

4.  Ma allora esiste una spiegazione?

Sembrerebbe invece esserci un legame tra il Sole, le modalità di assorbimento delle radiazioni solari e, appunto, la temperatura media della Terra. Come mostrato sempre nel paper di Foscolos, la curva di durata del ciclo delle macchie solari è decisamente più aderente alla curva di temperatura rispetto alla curva di concentrazione della CO2 [7]:

Il paper addirittura conclude che:

“I cambiamenti climatici durante il Quaternario non sono stati causati dall’uomo ma da driver climatici naturali.”

Il premio Nobel per la fisica John Clauser per esempio ha preso posizione riguardo a questo tema spiegando che in realtà i modelli matematici sottostimano un aspetto importante nel clima: l’effetto di riflessione della luce solare da parte delle nubi, il quale agisce come un termostato per l’atmosfera.

Recentemente è uscito uno studio che è del tutto coerente con questa trattazione, tant’è che dice che l’albedo è diminuito negli ultimi 20 anni, risultando in un incremento della potenza media radiante che arriva a terra

Lo studio dice che [8]:

“Per l’intero periodo il declino dell’albedo è di circa 0,004. Poiché la radiazione solare media in arrivo (insolazione), secondo lo stesso set di dati è di 340 W/m2, ciò implica una differenza (squilibrio) di energia ricevuta dalla Terra di 0,004×340=1,4 W/m2. Questo risultato non è in disaccordo con quello di Hansen et al. [54], i quali hanno scoperto che nel periodo compreso tra gennaio 2015 e marzo 2022, l’energia solare assorbita a livello globale è superiore di +1,01 W/m2 rispetto alla media dei primi 10 anni di dati (2000-2009). Queste cifre sono maggiori dello squilibrio medio (energia netta assorbita) della Terra, che, se calcolato dai dati sul contenuto di calore dell’oceano, è di circa 0,4 W/m2 [33]. Secondo la scienza ufficiale, questo squilibrio è attribuito all’aumento di [CO2], ma le analisi di questo studio non supportano questa ipotesi. Inoltre, è difficile vedere come la caduta dell’albedo possa essere causata da un aumento di [CO2] (e per questo motivo viene solitamente attribuita agli aerosol).”

In definitiva quindi sarebbero il Sole e l’interazione che la radiazione solare ha con l’atmosfera i driver principali dei cambiamenti climatici e non la CO2 di per sé, la quale sarebbe secondo alcuni addirittura un effetto di questi cambiamenti e non la causa.

D’altronde il clima terrestre è sensibile ad eventi estremamente massicci e impossibili da controllare, allo stadio attuale, per l’essere umano. Basti pensare all’effetto che possono avere le eruzioni vulcaniche (in particolare quelle di determinati vulcani che possono produrre alterazioni sostanziali della composizione chimica dell’atmosfera o generare parziale oscuramento del Sole, come già avvenuto con l’eruzione del Krakatoa del 1883); oppure si pensi ad eventi di natura cosmica come potenti fasci di energia provenienti per esempio da supernove, pulsar o altri oggetti particolarmente potenti che hanno come unica sfiga quelli di puntare in quel momento in direzione del nostro pianeta. Ad esempio il 27 Dicembre 2004 (il giorno dopo lo spaventoso terremoto di Sumatra) un fascio di energia proveniente dalla magnetar SGR 1806-20 investì la Terra [10]. Il colpo fu brevissimo ed estremamente potente, tant’è che in due decimi di secondo la stella ha emesso una quantità di energia pari a quella emessa dal Sole in 250.000 anni.

A seguito del brillamento della magnetar è stato osservato un disturbo della ionosfera terrestre: i raggi X provenienti da SGR 1806-20 ionizzarono l’alta atmosfera e modificarono le proprietà di propagazione radio della ionosfera terrestre. Siccome dista 42.000 anni luce da noi l’effetto sull’atmosfera è stato minimo (seppur non trascurabile), ma se fosse stata più vicina avrebbe strappato una parte dell’atmosfera, distrutto lo strato di ozono e probabilmente estinto la vita sulla Terra.

Questo per dire che il clima della Terra è molto più influenzato da fenomeni naturali piuttosto che dall’attività antropica. 

5.  Cosa dice la comunità scientifica?

Se tutto questo vi sembra in contrasto con quanto affermato dalla comunità scientifica, in realtà anche qua le cose non stanno esattamente così.

Tante volte vi siete sentiti ripetere che il 97% della comunità scientifica è d’accordo con la trattazione mainstream, ma questo dato è terribilmente fazioso. Infatti deriva dal paper di Cook del 2013 [9]:

“Analizziamo l’evoluzione del consenso scientifico sul riscaldamento globale di origine antropica (AGW) nella letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria, esaminando 11 944 abstract sul clima del periodo 1991-2011 corrispondenti agli argomenti ‘cambiamento climatico globale’ o ‘riscaldamento globale’. Troviamo che il 66,4% degli abstract non ha espresso alcuna posizione sull’AGW, il 32,6% ha approvato l’AGW, lo 0,7% ha rifiutato l’AGW e lo 0,3% era incerto sulla causa del riscaldamento globale. Tra gli abstract che esprimono una posizione sull’AGW, il 97,1% ha approvato la posizione di consenso secondo cui gli esseri umani stanno causando il riscaldamento globale. In una seconda fase di questo studio, abbiamo invitato gli autori a valutare i propri articoli. Rispetto alle valutazioni astratte, una percentuale minore di documenti autovalutati non ha espresso alcuna posizione sull’AGW (35,5%). Tra i documenti autovalutati che esprimono una posizione su AGW, il 97,2% ha approvato il consenso. Sia per le valutazioni astratte che per le autovalutazioni degli autori, la percentuale di approvazioni tra i documenti che esprimono una posizione sull’AGW è aumentata marginalmente nel tempo. La nostra analisi indica che il numero di articoli che rifiutano il consenso sull’AGW rappresenta una percentuale estremamente piccola della ricerca pubblicata.”

Alcuni “megafoni del sistema” hanno sapientemente utilizzato le parole per distorcere il significato originale del testo, sostenendo che quel 66% non si esprime perché lo da per scontato, ma non è assolutamente ciò che c’è scritto nel paper… il significato dell’estratto che avete letto è e rimane il seguente:

Il 66,4% degli abstract NON ESPRIME ALCUNA POSIZIONE in tema, quindi il 33,6% si esprime e di questo 33,6% il 97,1% pensa che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo (quindi gli abstract che ritengono l’uomo responsabile del cambiamento climatico sono il 97,1% del 33,6%, cioè il 32,6% DEL TOTALE).

Pertanto sto consenso devastante del 97% è un dato mistificato che comparato con quello REALE del 32,6% è tutt’altra storia.

Attenzione però: solo uno 0,7% nega il cambiamento climatico: infatti noi qui non stiamo negando il fatto che il clima stia cambiando, ma ci stiamo interrogando sul fatto che le cause identificate dalla versione mainstream siano realmente verificate. E come abbiamo visto, NON lo sono.

6.  Perché mistificare queste informazioni?

Se ci fate caso, la trattazione mainstream è stata usata come grimaldello per scardinare molti settori, tra cui quello industriale. La IEA nel suo report globale del 2022 aveva indicato tre scenari di attuazione delle modifiche del mix energetico e nello scenario più assurdo (quello chiamato NZE, cioè Net-Zero Emission) prevede il portare praticamente a zero il consumo di combustibili fossili proprio nel nome della “lotta ai cambiamenti climatici”. Questa presa di posizione si fonda appunto sulla tesi mainstream del riscaldamento globale di natura antropica guidato dalla CO2.

La IEA (cioè l’International Energy Agency) stila un report annualmente sull’energia e il cosiddetto World Energy Outlook del 2022 lasciava già intravedere gli effetti di questa presa di posizione ideologica sul clima [11]. Infatti vengono identificati tre scenari (STEPS, APS e NZE) che sono diciamo tre livelli diversi di implementazione delle politiche energetiche mondiali al fine di tagliare le emissioni. Ecco, nel 2050 secondo lo scenario più estremo (lo NZE) è stato pianificato un approvvigionamento energetico mondiale tramite fonti rinnovabili all’88%, con addirittura moltiplicando l’attuale produzione di idrogeno di oltre il 5.700 volte… che è assolutamente follia, per tutta una serie di motivi.

Questo report guida gli investimenti delle multinazionali del settore, quindi è evidente che la sua stesura non può essere messa in mano a personaggi imparziali visto che i business dietro questi settori muovono migliaia di miliardi l’anno. Solo un’ingenuo potrebbe pensare che dei miliardari si lascerebbero distruggere il business per qualche scienziato che ha scoperto che inquiniamo. 

Ma allora perché fare tutto questo?

Se ci fate caso la soluzione proposta è quella di abbandonare i combustibili fossili per passare a fonti rinnovabili. Ora, le rinnovabili soffrono di tutta una lunga serie di problemi in termini di stabilità:

– non sono disponibili sempre (hanno fattori di capacità massimo del 20% mentre quelli degli impianti energetici tradizionali sono intorno al 90%)

– non hanno ampia possibilità di regolazione della potenza perché se serve 1 Watt in più per accendere un asciugacapelli l’impianto non può chiedere al Sole di brillare di più

– sono estremamente più soggette a problemi che possono portare a blackout, incendi etc…

Sono in buona sostanza un modo per infragilire il settore di approvvigionamento energetico. Ma perché uno dovrebbe infragilire il proprio comparto energetico? Perché in questo modo può essere utilizzato come strumento di controllo dei comportamenti delle masse.

Proprio perché sono impianti fragili, la domanda energetica deve essere contenuta per non mandare in palla il sistema, quindi verrà richiesto di limitare il consumo da parte dei cittadini (anche se sono le industrie ad essere energivore, non le persone). Attraverso questo strumento si potrà creare un ricatto forzato ai danni del popolo (senza energia non si va da nessuna parte) che consentirà anche di limitare o azzerare del tutto le rivolte. Il tutto ovviamente mascherato da beneficio per l’ambiente. Si potranno chiudere in lockdown energetici intere aree e la vita delle persone sarà completamente incastrata in una continua abnegazione, come fosse una religione. E di fatti è un religione perché come abbiamo visto dire che le auto Euro 5 sono le responsabili del cambiamento climatico è qualcosa di ideologicamente fazioso.

Se ci pensate queste soluzioni verranno applicate tendenzialmente al mondo occidentale e in particolare all’Europa, infatti Cina, India, Russia e altri paesi leader del mondo continueranno imperterriti a bruciare combustibili fossili, carbone etc…

La storia si ripete, già negli anni scorsi abbiamo visto cosa è stato propagandato e che cosa è accaduto davvero.

BIBLIOGRAFIA E FONTI

[1]   Global Monitoring Laboratory: Earth System Research Laboratories Trends in Atmospheric Carbon Dioxide, Monthly Average Mauna Loa CO2

[2]  John K. Dagsvik & Sigmund H. Moen (2023), To what extent are temperature levels changing due to greenhouse gas emissions?

[3]  Center for International Climatic Research (2020), COVID-19 pandemic causes unprecedented drop in global co₂­ emissions in 2020

[4]   Rebecca Lindsay – reviewed by Howard Diamond (2023), If carbon dioxide hits a new high every year, why isn’t every year hotter than the last?

[5]  Owen Mulhern (2020), A Graphical History of Atmospheric CO2 Levels Over Time

[6]  W. Dansgaard, S. J. Johnsen, J. Møller & C. C. Langway Jr. (1969), One thousand centuries of climatic record from the Camp Century on the Greenland Sheet. Science, 166, 377-381.

[7]  A. E. Foscolos (2017), Climatic Changes: Anthropogenic Influence or Naturally Induced Phoenomenon

[8]   Demetris Koutsoyiannis, Christian Onof, Zbigniew W. Kundzewicz & Antonis Christofides (2023), On Hens, Eggs, Temperatures and CO2: Causal Links in Earth’s Atmosphere

[9]  John Cook, Dana Nuccitelli, Sarah A. Green, Mark Richardson, Bärbel Winkler, Rob Painting, Robert Way, Peter Jacobs & Andrew Skuce (2013), Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature

[10]  Mioara Mandea & Georgios Balasis (2006), The SGR 1806‐20 magnetar signature on the Earth’s magnetic field

[11]   IEA (2022), World Energy Outlook 2022

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