Ingerenze

Ingerenze statunitensi: Yemen (2015-oggi)

Lo Yemen così come lo conosciamo oggi è frutto di un’indicibile era di sofferenze. La sua posizione fortunata e sfortunata nella penisola arabica ha sempre reso quella zona il punto di approdo ideale per il commercio in Medioriente, Africa e India simultaneamente e non a caso gli inglesi ci piazzarono nel 1839 il Protettorato di Aden come snodo commerciale verso le colonie in India e in Africa.

La zona rimane di amministrazione britannica anche dopo l’unificazione dei vari staterelli locali nel 1967. I due Stati che ne vengono fuori sono due repubbliche dello Yemen (una del Nord e una del Sud) separate da divari religiosi e politici. Lo Yemen del Nord è a trazione liberista e in crisi profonda. Lo Yemen del Sud invece è socialista, ma è sempre povero e negli anni ’80 si apre al liberismo pure lui. Sul finire degli anni ’80 viene scoperto il petrolio al confine tra i due Yemen e la spinta verso l’unificazione si verifica proprio per evitare un contrasto tra i due paesi.

Una volta unificato lo Yemen il presidente diventa Allāh Ṣāleḥ, leader del CPG (partito liberista dello Yemen del Nord) ed è quasi subito guerra civile. Ṣāleḥ nei primi due anni di Governo fa assassinare dai servizi segreti ben 150 esponenti del socialismo per non avere rivali alle elezioni successive. Il presidente usa l’esercito per sopprimere il dissenso e alla fine il 7 Luglio del ’94 si prende militarmente Aden facendo letteralmente sparire il socialismo dal paese.

Il regime di Ṣāleḥ è incentrato su uno stato militare e di sicurezza, dominato da un’élite imbevuta di corruzione e clientelismo che decide praticamente ogni aspetto della distribuzione delle risorse nel paese. Tutto il resto è una facciata per ingraziarsi il sostegno degli Stati Uniti.

Qua inizia a legarsi a doppio filo con gli USA… in particolare dopo l’11 Settembre 2001 in quanto si allea con loro nella lotta contro il terrorismo in cambio di sostegno economico. Infatti dei detenuti di Al-Qaeda sotto custodia yemenita evadono di prigione nel 2006 in circostanze misteriose e a fronte di questo episodio Saleh chiede più denaro agli americani per catturare i fuggitivi. Sembra addirittura, stando ad un’indagine, che il presidente dello Yemen avesse rapporti stretti con la stessa Al-Qaeda [14].

Negli anni 2000 però qualcosa cambia, infatti una sorta di opposizione al regime riesce a mettere insieme un 23% del consenso unendo quel che resta dei socialisti, degli islamisti e degli Houthi, che sono un gruppo islamico sciita di stampo zaidista. Gli zaidisti sono un sottogruppo di musulmani sciiti che non credono nella discendenza dinastica degli Imam e quindi l’imamato deve poter essere detenuto da qualsiasi discendente di Maometto da parte di sua figlia Fatimah.

Gli scontri (anche armati) tra gli Houthi e l’esercito di Ṣāleḥ si intensificano tra il 2004 e il 2010 portando gli Houthi ad avere sempre più peso politico, anche perché riescono a organizzarsi sempre meglio e ad avere sempre più mezzi di propaganda. Il 2011 è l’anno della Primavera Araba e questa arriva pure nello Yemen. Crescono le proteste contro disoccupazione, crisi economica, carovita, corruzione e anche contro la mancanza di “democraticità” del Governo.

Ṣāleḥ, messo all’angolo, prova a riformare la Costituzione separando i poteri, ma è troppo tardi: durante una protesta rimane ferito in un attentato, così nomina ad interim il vicepresidente Mansur Hadi e questa cosa non piace agli Houthi. Inoltre molti jihadisti yemeniti fuggiti dall’Afghanistan e che rispondevano a gruppi diretti da Bin Laden cominciano ad arrivare sempre più numerosi nel paese. Questi deboli gruppi, unendosi al ramo saudita di Al-Qaeda creano una propagine terrorista che si rende protagonista di vari attentati nel paese con centinaia di morti.

Sembra anche che Ṣāleḥ abbia supportato questi gruppi dietro le quinte al fine di provare la mancanza di capacità amministrative del governo di transizione che lo aveva sostituito dopo la rivoluzione del 2011.

Per gli Stati Uniti ora c’è un problema: gli Houthi sono sciiti e gli sciiti, già rivoluzionari in Iran nel 1979 sono apertamente dichiarati essere nemici degli Stati Uniti. Per esempio il motto degli Houthi è costruito sulla base di quello iraniano della rivoluzione del ’79: 

“Allah è grande, morte agli USA, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria all’Islam”

La crescente influenza degli Houthi nel paese preoccupa sia l’Arabia Saudita che gli Stati Uniti perché pensano che sia appunto appoggiata finanziariamente e militarmente dall’Iran. Infatti la rivoluzione iraniana del 1979 ha creato negli anni prima una fitta rete di collaborazioni islamiche nel Medioriente che supportano l’azione sciita [5]. Inoltre grazie a Wikileaks sappiamo che gli Stati Uniti stavano monitorando la situazione degli Houthi perché erano preoccupati della loro crescente organizzazione e della loro efficace struttura propagandistica [12].

Nel 2014 gli Huthi ordiscono un colpo di Stato, costringono il capo di Stato Hadi alle dimissioni e questo porta gli Huthi a sciogliere il parlamento e a creare un Comitato Rivoluzionario per governare il paese [4]. E’ nuovamente guerra civile.

L’Arabia Saudita in qualità di alleato commerciale degli Stati Uniti, non può che sostenere Mansur Hadi e supportare quindi le fazioni di Aden. L’Arabia interviene militarmente bombardando lo Yemen con gli aerei mentre gli USA forniscono armi [6] (tra cui anche armi che violano il diritto bellico internazionale secondo una rapporto dello Human Rights Watch [9]), informazioni sui siti da colpire, supporto logistico per la campagna di bombardamenti sauditi [7] e rifornimenti aerei [8]. Questo mette il governo degli Stati Uniti in una posizione di co-belligeranza de facto nel conflitto e questo sulla carta possono essere perseguiti per crimini di guerra [10, 11]. Tra l’altro questa condizione di guerra civile in stallo, spinta dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti sta causando una tragedia umanitaria nello Yemen legata alla carestia prolungata e all’epidemia di colera scoppiata nel 2016. Il conflitto ha già causato decine di migliaia di vittime e milioni di sfollati.

Ricapitolando: Gli USA hanno sostenuto Ṣāleḥ in qualità di soppressore del socialismo nella regione (interessata dalla scoperta di giacimenti petroliferi) nonostante abbia represso il dissenso con un regime militare corrotto. Hanno collaborato con lui durante tutta la fase della lotta al terrorismo islamico di inizio anni 2000 e poi hanno sostenuto finanziariamente e attraverso approvvigionamento militare il bombardamento arabo nel paese, anche utilizzando armi che violano i diritti umani. Non venitemi a parlare di civiltà e di democrazia adesso.

BIBLIOGRAFIA E FONTI

[1]   BBC (2004), Yemeni forces kill rebel cleric

[2]   Barak A. Salmoni, Bryce Loidolt & Maddalena Wells (2010), Regime and Periphery in Northern Yemen: The Huthi Phenomenon

[3]   Francis Robinson (1984), Atlas of the Islamic World Since 1500

[4]   Yemen Times (2015), Cabinet and Hadi Resign

[5]   BBC (2015), Yemen crisis: Kerry warns Iran over Houthi rebel ‘support’

[6]   Al-Jazeera (2015), US steps up arms for Saudi campaign in
Yemen

[7]   Ali al-Mujahed & Karen DeYoung – The Washington Post (2015), Saudi Arabia launches air attacks in Yemen

[8]   Angela Greiling Keane – Bloomberg (2015), U.S. Backs Saudi-Led Yemeni Bombing With Logistics, Spying

[9]   Human Rights Watch (2016), Yemen Events of 2015

[10]   Warren Strobel, Jonathan Landay – Reuters (2016), Exclusive: As Saudis bombed Yemen, U.S. worried about legal blowback

[11]   Human Rights Watch (2016), Yemen: Embargo Arms to Saudi Arabia US, UK, France Risk Complicity in Unlawful Airstrikes

[12]   Wikileaks (2009), Cable:09SANAA2186_a

[13]   BBC (2011), Yemen protests: ‘People are fed up with corruption’

[14]   Will Jordan – Al Jazeera America (2015), Informant claims former Yemen leader’s regime worked with Al-Qaeda

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