Il punto della situazione: parte 7 – le reazioni avverse
Il punto della situazione:
Parte 7 - Le reazioni avverse
di G.F.
Foto in evidenza caricata da CDC su Unsplash.com, disponibile a questo link. Foto rilasciata con licenza CC0.
1. La grande campagna mediatica pro-regime.
Purtroppo a fronte di una campagna di vaccinazione sperimentale di massa, non mancano le reazioni avverse. Le reazioni avverse non sono qualcosa di strano finché restano confinate a sintomatologia controllata… tuttavia “danni permanenti” e “morte” non dovrebbero rientrare tra gli effetti indesiderati, o per lo meno considerando che il farmaco in questione viene assunto dalla stragrande maggioranza della popolazione, effetti di questo tipo dovrebbero essere estremamente rari e circostanziati a casistiche particolari. Per quanto riguarda i trattamenti sanitari obbligatori (de jure o de facto) questo criterio dovrebbe essere ancor più stringente, limitando reazioni gravi, effetti permanenti e decessi a zero. Un indennizzo non può essere sufficiente a coprire questi “imprevisti” perché una volta che sei morto o una volta che la tua vita è compromessa, un indennizzo non ripristinerà la situazione.
La propaganda mainstream non fa che minimizzare gli effetti avversi etichettando le morti sospette con “nessuna correlazione”. Ovviamente la fetta della popolazione che crede alla narrazione di regime difende a spada tratta qualsiasi dato, anche quelli indifendibili e questo perché la gente ha bisogno di sicurezze e non ha ancora realizzato che l’umanità e la scienza navigano nell’immenso mare del dubbio e dell’incertezza costanti.
Ma proviamo a fare un’analisi utilizzando i dati “ufficiali” che gli stessi istituti italiani hanno pubblicato e cominciamo a vedere perché appoggiare la narrazione di regime è pericoloso per la salute di tutti e per l’apparato democratico.
2. Cosa dicono i dati “ufficiali” fino ad Ottobre 2021.
Innanzitutto dobbiamo identificare le due principali fonti da cui trarre i dati: l’AIFA e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). L’AIFA pubblicava un report mensile sulle reazioni avverse mentre l’ISS pubblica tuttora un report in cui monitora la situazione dei contagi, dei ricoveri e dei morti. Queste informazioni possono essere intrecciate per andare a vedere di quali percentuali stiamo parlando. Partiamo dall’AIFA.
I report dell’AIFA contengono le informazioni riguardanti le reazioni avverse segnalate. Ora, è importante notare che questo dato è ampiamente sottostimato. Infatti è capitato sia che i medici cestinassero le reazioni avverse, sia che molti cittadini non segnalassero (probabilmente per motivi ideologici o pratici). Tuttavia non potendo stabilire in modo oggettivo quante di queste reazioni non siano state effettivamente segnalate, prendiamo momentaneamente per buono il dato che ci viene fornito dall’AIFA (che è comunque decisamente inquitante). Sotto riporto la variazione delle reazioni avverse tra il report di fine Giugno e quello di fine Settembre) [1, 2, 3, 4]


Iniziamo a fare delle considerazioni. Le dosi sono aumentate, così come le reazioni avverse, ma la cosa preoccupante è l’incremento delle reazioni sospette gravi. Questo aumento non è solo assoluto, ma è addirittura in percentuale. Cioè mentre le reazioni avverse segnalate sono aumentate del 24% circa, le reazioni sospette gravi sono aumentate circa del 35%.
Ma cosa si intende per reazione grave? Lo spiega lo stesso report dell’AIFA: viene inteso qualsiasi quadro clinico rilevante, ospedalizzazione, pericolo di vita o morte.
Dal report si può evincere quante persone siano state impattate da questi effetti indesiderati, addirittura per fascia di età. Questo dato è molto importante perché va poi confrontato con le stesse condizioni generate dal COVID e l’impatto rispetto alle dimensioni della fascia (vi ricordo che in ogni fascia di età ci sono milioni di persone).
Se poi ci andiamo a prendere i dati dell’ISS relativi alle ospedalizzazioni e ai decessi da COVID, possiamo fare la stessa analisi. Anche qui i dati sono divisi per fasce di età e anche qui sono riportati i dati relativi a ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi [5].
In genere l’ISS fa una mossa astuta, ovvero parlare del tasso di letalità ma non di quello di mortalità. Sembra la stessa cosa ma in realtà la differenza è abissale. Infatti uno è calcolato sul numero di tamponi positivi, l’altro invece è calcolato sull’intera popolazione. In pratica uno ti dice (per fasce di età) quant’è “la probabilità di morire di COVID una volta che te lo sei preso”, l’altro invece ti dice “quanto è probabile beccarsi il COVID e di morire a causa sua”.
Ovviamente l’ISS mostra sempre il primo, ma questo valore ai nostri scopi non serve. Infatti se vogliamo comprendere il rischio che ogni fascia di età corre, dobbiamo calcolare quanto è probabile beccarselo e solo in seconda battuta calcolare quanto è probabile morire.
Incrociando questi dati ho fatto esattamente questo, sia per i decessi, sia per le terapie intensive. Per quanto riguarda i decessi, nel periodo che va dal 1° Gennaio 2021 al 15 Ottobre 2021 andiamo a vedere quante persone hanno tratto beneficio dal vaccino, cioè quante persone in ogni fascia di età sono morte prima del 1° Gennaio 2021 e dopo l’introduzione della vaccinazione:

Questo è più o meno quello che vi fanno vedere tutti i giorni, ovvero che il vaccino ha evitato un sacco di morti. Intanto ci terrei a sottolineare tre cose:
1) Gran parte dei morti evitati sono relativi alle fasce anziane. I giovani praticamente non beneficiano del vaccino e in alcuni casi (esempio la fascia 10-19) da quando sono stati introdotti i vaccini anticovid il numero di decessi è addirittura aumentato.
2) La percentuale delle persone decedute per fascia di età è rilevante solo al di sopra dei 70 anni… Infatti per dire nella fascia 50-59 solo l’1 per diecimila della popolazione è morto di COVID.
3) Questi dati sono sovrastimati. Infatti secondo lo studio dell’ISS che abbiamo mostrato nella sezione 5, gran parte dei morti analizzati aveva un quadro clinico compromesso e non è scientificamente possibile stabilire che siano morti di COVID [6]. Anche se è probabile che una parte di essi siano morti comunque a causa del COVID, la realtà è che non tutti i positivi morti sono morti a causa del COVID. Questo, esattamente come per i dati AIFA, non è quantificabile e pertanto dobbiamo prendere i dati per come sono, tenendo però sempre a mente che le reazioni avverse sono sottostimate mentre i dati dei decessi da COVID sono sovrastimati.
Andiamo a vedere adesso sulla base dei dati AIFA quante sono le sospette morti a causa delle reazioni avverse:

Come potete vedere spacchettando le reazioni gravi e i decessi da vaccino si ottengono dati decisamente comparabili.
Andiamo allora a calcolare il rapporto rischio/beneficio della vaccinazione per fasce di età:

Questi risultati sono ben noti all’ISS. In definitiva, sotto i 40 anni il rischio della vaccinazione in termini di mortalità è superiore al beneficio. Nella fascia 40-49 il rapporto si inverte, sebbene il rischio rimanga comunque molto alto. Al di sopra dei 50 anni invece il beneficio della vaccinazione è superiore ai rischi.
Ora, se uno prendesse per buoni i dati dell’AIFA, la vaccinazione sotto i 40 anni sarebbe da sconsigliare a prescindere; la vaccinazione tra i 40 e i 50 anni dovrebbe essere a discrezione del paziente, sulla base anche di analisi relative al quadro clinico (è evidente che poiché le reazioni tipiche di questi vaccini si manifestano sotto forma di trombosi, qualsiasi problema al sistema cardiocircolatorio deve condurre all’immediata esclusione della possibilità vaccinale per il paziente); la vaccinazione per gli over 50 infine dovrebbe essere sempre a discrezione del paziente e nonostante i dati sembrino mostrare un beneficio in qualche modo, bisogna sempre essere molto cauti nella somministrazione e giudicare prima il quadro clinico del paziente.
La critica sostiene varie cose, in primis che comunque le vaccinazioni servono a ridurre i ricoveri. Premesso che il problema si pone, come abbiamo visto nelle precedenti puntate, solo perché il sistema sanitario è stato massacrato dai tagli alla spesa e quindi in buona sostanza solo perché abbiamo adottato una politica comune europea, andiamo a vedere in ogni caso cosa dicono i numeri. Qual è il beneficio vaccinale in merito ai ricoveri:

Sempre in merito ai ricoveri andiamo allora a calcolare il rapporto rischio/beneficio:

Anche qui i dati, posto di prendere per buoni i dati AIFA, dimostrano inequivocabilmente che sotto i 50 anni non ha senso imporre (de facto o de jure) una vaccinazione. Infatti i ricoveri per reazioni avverse al di sotto dei 40 anni sono più alti dei ricoveri per COVID; tra i 40 e i 49 anni il numero è esattamente comparabile, ma ho indicato il colore rosso per dei motivi che vedremo dopo; infine sopra i 50 anni effettivamente i ricoveri sembrano ridursi grazie alla vaccinazione.
Dunque l’isteria da vaccino è matematicamente e scientificamente ingiustificata persino utilizzando i dati “ufficiali”. Figuriamoci se disponessimo di dati reali che cosa verrebbe fuori…
Altra critica a questi dati è che in realtà le morti accertate a causa del vaccino sarebbero solo 16 al momento della stesura dell’ultimo report dell’AIFA di Ottobre 2021. Il problema di questa menzogna è che, come sa benissimo chi questo periodo lo sta vivendo, si può mentire a qualcuno per molto tempo, si può mentire a molti per un periodo limitato, ma non si può mentire a tutti per sempre. E questa dei 16 casi è una menzogna.
Base principale, siamo stati letteralmente inondati di casi di persone (soprattutto giovani) morte di infarto/ischemia o altre patologie che se contestualizzate ai casi dei decessi analizzati sono rarissime se non impossibili. Inoltre gli studi hanno dimostrato che il COVID è una patologia prevalentemente cardiocircolatoria, non respiratoria, quindi risulta lampante che qualcuno stia “coprendo” le evidenze. Dire che una persona di 20 anni che muore improvvisamente a poche settimane da una dose può essere un caso, ma quando questo “caso” si ripete molto di frequente è molto più probabile che la causa scatenante sia proprio la punturina.
Poiché la proteina spike contenuta nel virus e nei vaccini è tossica per il corpo, bisogna prima capire cosa causa la sua presenza nel sangue. Come dimostrato da uno studio pubblicato su Circulation Research, la proteina spike è responsabile dei coaguli di sangue e nei danni ai vasi sanguigni osservati in pazienti COVID sintomatici. Il team ha utilizzato degli pseudovirus (cioè dei virus resi non infettivi ma che esprimono la proteina S (pseudo-spike) sulla superficie, iniettandoli nella trachea di criceti. Questi hanno avuto come conseguenza danni ai polmoni e alle arterie, dimostrando che la proteina spike da sola causa la malattia, a prescindere dalla diffusione dell’infezione virale [29].
Il problema di questi vaccini è che l’mRNA che contengono fa sintetizzare la proteina direttamente alle cellule e quindi questo insegna al corpo a produrre la spike [47], il che si traduce in un accumulo della spike in posizioni del tutto imprevedibili. Se finisce nel sangue la proteina a causa della sua forma finisce per danneggiare la tonaca intima dei vasi sanguigni, infiammando quindi la parete interna e restringendo la sezione di passaggio. Questo quando accade nell’aorta potrebbe non essere un problema, ma quando accade in un piccolo vaso sanguigno del cervello o del cuore potrebbe esserlo, causando ischemie, ictus e infarti. Ma c’è di peggio. Infatti se la proteina prodotta in questo modo si deposita in alcune regioni del corpo, sarà quella regione del corpo a subire questo processo, con l’aggravante che la rimozione della proteina stessa, non essendo direttamente in circolo, è molto difficile. A questo punto il tessuto, infiammandosi cronicamente, sviluppa le patologie più disparate (appunto infiammazioni croniche, accumuli di globuli bianchi, sviluppo di masse tumorali etc…). La cosa peggiore è che, oltre a non essere qualcosa che tende spontaneamente alla rimozione o alla dissoluzione nel breve periodo senza interventi esterni, la produzione della spike avviene secondo meccanismi non decifrati al 100%. Esattamente come nelle malattie autoimmuni in cui i globuli bianchi attaccano dei tessuti teoricamente sani, in un soggetto le cui cellule producono spike nessuno ha la garanzia al 100% che la produzione di questa proteina avvenga soltanto nei 15 giorni successivi all’infezione. Infatti in vari pazienti è stata trovata della spike nel miocardio a distanza di tempo dall’inoculazione: indice del fatto che viene prodotta anche dopo la reazione immunitaria iniziale e del fatto che questa migra qua e là per il corpo finendo anche per depositarsi in punti pericolosi [48], come si vede in figura qui sotto:

“[…] un’infiammazione miocardica in 14 pazienti su 15, con diagnosi istopatologica di miocardite attiva (n = 2), miocardite grave a cellule giganti (n = 2) e cardiomiopatia infiammatoria (n = 10). È importante sottolineare che le cause infettive sono state escluse in tutti i pazienti […] La proteina spike di SARS-CoV-2 è stata rilevata scarsamente sui cardiomiociti di nove pazienti e l’analisi differenziale dei marcatori infiammatori come le cellule T CD4+ e CD8+ suggerisce che la risposta infiammatoria innescata dal vaccino potrebbe essere di origine autoimmunologica. Pertanto, la proteina spike codificata dal vaccino sembra raggiungere il cuore, dove potrebbe innescare una risposta infiammatoria, con conseguente sviluppo di miocardite. Poiché i linfociti T CD4+ sono considerati il principale fattore determinante della miocardite autoimmune, i nostri dati supportano l’idea che l’infiammazione miocardica indotta dal vaccino sia una conseguenza dell’eccessiva infiltrazione di linfociti T CD4+ e, quindi, un potenziale fattore di danno miocardico autoimmunologico […] il rilevamento cardiaco della proteina spike, l’infiammazione dominata dai linfociti T CD4+ e la stretta relazione temporale sostengono una reazione autoimmune innescata dal vaccino.”
E questo già dovrebbe far riflettere sulla questione. Pertanto quando viene trovata una patologia “pregressa” in un decesso da vaccino che era casualmente asintomatica prima di allora nel paziente, bisognerebbe domandarsi se non sia stata indotta proprio dalla spike. E visto che i casi sono migliaia, è veramente difficile sostenere l’ipotesi che siano tutte coincidenze. Come si può leggere infatti [30]:
“La proteina S del virus (la punta che forma la corona) attacca il recettore ACE2, danneggiando i mitocondri che generano l’energia delle cellule, danneggiando così l’endotelio, che riveste il vaso sanguigno. Questo è qualcosa che è già stato osservato, ma ciò che non era noto in precedenza è l’esatto meccanismo e il ruolo della proteina S. Questa proteina è replicata da tutti i vaccini attualmente disponibili.”
La conformazione della proteina, come dimostrato dalle analisi di laboratorio e cliniche negli ospedali, infiamma quindi la parete interna dei vasi sanguigni (detta tonaca intima). Se questa parete si infiamma tende a gonfiarsi e a restringere quindi la sezione di passaggio del vaso sanguigno. E’ chiaro quindi che questo aumenta la probabilità di occlusioni, specialmente nei vasi sanguigni molto piccoli oppure nelle persone che sono soggette a trombosi. Va da sé che a seguito dell’inoculazione dei vaccini anticovid, ogni singolo evento di natura cardiocircolatoria o che comunque abbia origine da un’anomalia del sistema cardiocircolatorio è molto probabilmente da attribuirsi all’iniezione. E nessuno può permettersi di escludere il medio e il lungo periodo da queste casistiche. Tutti i casi di flebite, trombosi, ischemia, ictus o infarto post puntura sono al 90% riconducibili al vaccino.
Se la critica è “si ma magari sarebbe successo lo stesso” allora qua bisogna aprire un capitolo a parte: poiché il farmaco teoricamente prevede la prescrizione attraverso ricetta medica, il medico innanzitutto dovrebbe assumersi il rischio di prescriverlo, ma soprattutto dovrebbe prima giudicare il quadro clinico del paziente. Chiunque stia vivendo questo momento sa benissimo che i medici raccomandano il vaccino anche per persone che hanno avuto problemi per i quali nemmeno i pazzi ne raccomanderebbero la somministrazione.
Fatto sta che, per essere ironici, il 2021 è stato l’anno con la più grande epidemia di trombosi, infarti, ictus e ischemie tra i giovani degli ultimi tempi. Sarà il caldo, che vi devo dire. Sto scherzando ovviamente, in realtà i malori cardiovascolari erano già in aumento tra i giovani ben prima del COVID, ma chiunque neghi che ci siano delle probabili correlazioni tra le vaccinazioni contro il COVID ed effetti collaterali di questo tipo successivi all’inoculazione per quanto mi riguarda è un negazionista.
Infatti sebbene sia possibile che alcune reazioni avverse siano slegate dal vaccino e che magari alcune di loro si sarebbero manifestate comunque, non trovate un tantinello strano il fatto che tutte si siano manifestate a ridosso o comunque a distanza di meno di sei mesi dall’inoculazione? Ma quanto ci vede bene il sfiga eh?
Vi riporto di seguito alcuni dei casi più eclatanti di persone che purtroppo non ci sono più e che sono chiaramente morti riconducibili alla vaccinazione. Sarebbero decine e decine, ma per esigenze di spazio posso riportarne solo alcuni. Per rispetto delle vittime non metto alcuna immagine:
Camilla Canepa
– data di vaccinazione: 25 Maggio 2021
– data del decesso: 10 Giugno 2021
Camilla si vaccina il 25 Maggio e il 3 Giugno va in ospedale per una fortissima cefalea accompagnata da fotosensibilità. Viene dimessa dopo una tac e una serie di controlli. Viene riscontrata una piastrinopenia. Il 5 Giugno torna in ospedale in condizioni disperate a causa di una trombosi al seno cavernoso. Il 10 Giugno muore. I medici sapevano che era vaccinata con AstraZeneca ma non lo scrissero [12, 13, 14]. Questo lascia intendere quanto poco trasparenti siano le informazioni di questi ambienti in questo periodo.
Nonostante la perizia sostenga che Camilla era sana e che la sua morte è riconducibile agli effetti avversi di AstraZeneca [16], la stampa ancora prova a minimizzare la faccenda e a cercare di insabbiare l’ovvio [15]. Anche perché se la morte non è riconducibile alla vaccinazione allora questo significa che Camilla sarebbe morta comunque, nella stessa data e nella stessa modalità anche senza vaccino… manco ai bambini si può raccontare una simile idiozia.
Majda El Azrak
– data di vaccinazione: 17 Agosto 2021
– data del decesso: 13 Settembre 2021
La quattordicenne Majda si vaccina il 17 Agosto, il giorno dopo si sente poco bene e va in ospedale, il 19 viene fatta una tac che rivela la presenza di una formazione tumorale e poco dopo la ragazza entra in coma, fino alla morte avvenuta il 13 Settembre [17, 18].
Idem come sopra, se il vaccino non c’entra niente allora significa che la ragazza si sarebbe sentita male comunque il 18 Agosto al punto da doversi recare in ospedale e sarebbe morta comunque il 13 Settembre. O forse l’immissione sul mercato di un farmaco che non ha completato un regolare trial è responsabile?
Jajov Adenan
– data di vaccinazione: 4 Novembre 2021
– data del decesso: 7 Novembre 2021
Trentenne e in perfetta salute [19], Jajov il 4 Novembre si vaccina e accusa una forte stanchezza e nausea subito dopo la dose. Tre giorni dopo va a giocare una partita di calcetto e nella pausa tra i due tempi si accascia su una panchina e muore. Caso strano tre giorni dopo il vaccino. Anche qua, dovrebbero dimostrare che il malore si sarebbe verificato anche in assenza della vaccinazione per poter escludere la correlazione (che ripeto, alla luce di quanto abbiamo visto finora è evidente).
Daniele “Lele” Roncolato
– data di vaccinazione: 2 Gennaio 2022
– data del decesso: 17 Gennaio 2022
Il militante di Fratelli d’Italia, trentottenne, aveva fatto la seconda dose il 31 Luglio 2021. Come si evince da un post della madre, iniziò ad accusare mal di schiena e male al polmone sinistro, al punto che il 16 Agosto venne ricoverato d’urgenza. Dai post di Lele si capisce anche il fatto che avesse una fortissima stanchezza e che stesse aspettando il risultato di una tac l’8 Settembre. Il 2 Gennaio fa la terza dose e accusa gli stessi sintomi della seconda per poi spegnersi il 17 Gennaio. I giornali riportano solo il fatto che “aveva avuto problemi di salute in estate” [20]. Questa strategia è piuttosto infame perché dal post della madre si capisce immediatamente che i problemi di salute sono iniziati con la seconda dose e che quindi se non avesse fatto la vaccinazione non sarebbe mai finito in ospedale. Prima di allora era fondamentalmente in salute, come più volte ribadito dalla stessa. Avrebbero dovuto scrivere quindi che aveva avuto problemi di salute legati alla seconda dose del vaccino, ma questa omissione purtroppo ha l’effetto di causare nel lettore la reazione “ah vabbé ma stava già male è probabile che le due cose non siano correlate”. E invece lo sono eccome perché prima delle due dosi stava benissimo.
Massimo Zuccaccia
– data di vaccinazione: 1 Dicembre 2021
– data del decesso: 29 Dicembre 2021
Medico ematologo settantatreenne, figura importante nel panorama di Spoleto e propositore del polo di ricerca sull’oncologia a Monteluco, continuò a lavorare anche dopo la pensione come direttore sanitario dell’AVIS di Spoleto [21]. Il 1° Dicembre si vaccina e in un post su Facebook del 3 Dicembre incitava alla vaccinazione. Il 15 Dicembre faceva sapere che si prospettava l’ipotesi di un ricovero ospedaliero e il 29 Dicembre i familiari hanno dato la triste notizia. 73 anni tutto sommato al giorno d’oggi non è l’età in cui mediamente si muore quando si è relativamente in salute, pertanto la “coincidenza” della terza dose meno di un mese prima del decesso dovrebbe far riflettere.
Maria Maddalena Pecchi
– data di vaccinazione: 18 Maggio 2021
– data del decesso: 18 Maggio 2021
Maria Maddalena era una donna di 74 anni in piena salute, senza patologie pregresse. A inizio Maggio riceve la prima dose di Pfizer, il 18 Maggio 2021 alle 11 di mattina si reca all’hub vaccinale, riceve la seconda dose e poco dopo le 13:30 muore di arresto cardiaco [22]. I risultati dell’autopsia dicono che la donna soffriva di coronaropatia [23], ma a seguito di quanto abbiamo visto è decisamente più plausibile che le due dosi abbiano innescato (oppure esacerbato) il problema piuttosto che in tre settimane si sia passati da una situazione così stabile da non destare nemmeno sintomi ad un infarto…
Anthony Rio
– data di vaccinazione: 8 Marzo 2021
– data del decesso: 18 Marzo 2021
Studente di 24 anni ritrovato morto nel suo appartamento 10 giorni dopo essersi vaccinato con AstraZeneca. La procura ha aperto un’indagine e il rapporto dell’autopsia menziona: “emorragie interne causate da trombosi venosa addominale” [24]. Siamo sicuri che non ci sia correlazione? sono ironico ovviamente.
Kassidi Lyn Kurill
– data di vaccinazione: 1 Febbraio 2021
– data del decesso: 5 Febbraio 2021
Dottoressa di 39 anni in perfetta salute, Kassidi riceve la seconda dose di Moderna il 1° Febbraio e inizia a lamentare subito nausea e mal di testa. Il 4 Febbraio si sente il cuore battere all’impazzata e viene portata in ospedale. Inizia a vomitare. I medici scoprono un problema al fegato e pianificano un trapianto, ma il cuore e i reni di Kassidi collassano e la donna muore lasciando una bimba di 9 anni senza mamma [25].
Questi sono solamente alcuni piccoli esempi, in realtà ci sono decine di migliaia di persone con questo iter e tutte quante casualmente hanno sviluppato prima sintomatologia inusuale a seguito delle dosi e poi sono morti in circostanze misteriose, archiviate quasi tutte con “non c’è correlazione”. Trovo questa superficialità nel riscontro finale totalmente inaccettabile. Se vuoi dimostrare che la vaccinazione non c’entra nulla devi essere in grado di dimostrare che senza vaccinazione quelle persone sarebbero morte lo stesso in quel momento. Mentre io ho ragionevolmente diritto di pensare che se non si fossero vaccinate nella stragrande maggioranza dei casi non si sarebbe manifestato alcun problema, non credo che qualcuno possa essere così ingenuo da sostenere il contrario.
Non è un caso che per esempio in Danimarica, Norvegia e Islanda sia stato sospeso il vaccino Astra Zeneca [37].
Sarebbe comunque un errore conteggiare soltanto i morti da vaccino senza considerare anche le persone che hanno sviluppato effetti collaterali molto gravi, anche invalidanti e/o permanenti. Questo è particolarmente evidente per gli sportivi, ma non solo. Vediamo qualche esempio.

“In precedenza sono stata per lungo tempo ciclista e triatleta. Non avevo patologie e avevo uno stile di vita sano. Ero abituata a una vita piena energia e altamente motivata. Amavo mantenere il mio corpo e la mia mente forti e con disciplina. Da quando sto male, ho zero motivazione o energia e sono in uno stato costante di estrema stanchezza. Faccio fatica a recuperare le parole e a ricordare le cose. Non riesco a concentrarmi, perché il mio cervello è in una nebbia costante in cui girovago senza meta. Questa è tortura. Ho sviluppato un’eruzione cutanea sulla fronte. Sento costantemente un forte ronzio nelle orecchie. Il mio corpo, una volta forte, fa costantemente male. Non ho mai un momento di sollievo a causa dolore alle articolazioni. È come se fossi invecchiato di 40 anni da un giorno all’altro. Ho le vertigini a intermittenza, la mia vista è sfocata, la mia pupilla destra non si dilata correttamente, la mia gamba destra ha un forte bruciore. Ho anche spasmi muscolari e contrazioni e ho vibrazioni interne [26]“

“Si tratta di calciatori vaccinati, anche con la terza dose, a cui vengono riscontrate importante lesioni cardiache che lo staff medico collega sistematicamente non al vaccino ma ad un possibile recente contagio covid [27]“

“Ho avuto e ho tuttora una pericardite post vaccino, chi paga il prezzo di tutto questo? Non esiste una forma di ‘risarcimento’ per chi subisce danni a livello di salute dopo aver fatto il vaccino? Premetto che non sono no vax, ma di fare questo vaccino non sono mai stata convinta e ne ho avuto la conferma [39]“

“Dopo la mia seconda dose ho notato che la mia frequenza cardiaca era molto più alta del normale e la mia capacità di trattenere il respiro è diminuita in modo significativo. Durante il sonno, sono a 65-70 bpm invece di 37-45 bpm. Durante il giorno sono sempre sopra i 100 bpm invece dei 65 bpm, anche quando mi siedo e mi rilasso. Una volta ho persino raggiunto i 177 bpm mentre cenavo con gli amici !!!! 10 giorni dopo la seconda dose sono andato da un cardiologo e mi ha detto che è un effetto collaterale comune del vaccino Pfizer, niente di cui preoccuparsi, solo riposo passerà. 40 giorni dopo la seconda dose, non ho avuto progressi, quindi sono andato da un altro cardiologo e mi hanno diagnosticato miocardite, pericardite e rigurgito mitralico! Che è fondamentalmente un’infiammazione dei muscoli cardiaci causata dal sistema immunitario e alcune minuscole perdite di sangue dalle valvole che non si chiudono più correttamente. Ora sto lottando per raggiungere 8 minuti di trattenuta del respiro, 150 m dyn e ho persino un forte bisogno di respirare facendo immersioni di 40 m. Diminuzione del 30% circa sulle mie prestazioni subacquee. [40]“

“Da quando ho avuto il mio vaccino (tra le Olimpiadi e gli US Open), ho un problema. Sto lottando. Non posso allenarmi, non posso giocare. […] Nella mia testa è difficile perché non so quanto durerà. Per ora la mia stagione è finita e non so quando riprenderà […] È frustrante, soprattutto che non ho ancora dieci anni per giocare. Mi pento di aver fatto il vaccino, ma non potevo sapere che sarebbe successo. [41]“

“Danneggiare le persone sane per preservare la salute dei più deboli, una scelta di logica arretrata. Non mi farei vaccinare di nuovo se dovesse essere fatto di nuovo [42]“

“Ho sentito un’enorme pressione nel petto ed è stato così brutto che ho dovuto lasciare la gara. Sono stato portato in ospedale e mi è stata diagnosticata un’insufficienza cardiaca. Ho già avuto la febbre un certo numero di volte senza una ragione apparente dopo la seconda dose di vaccino COVID-19, ma non avevo mai pensato alla correlazione. Ulteriori test hanno ora dimostrato che il mio muscolo cardiaco è interessato e che il mio corpo reagisce male all’attività intensiva … Il mio cuore funziona solo per il 75% e sento pressione nel petto ogni giorno, il che porta sempre a forti mal di testa. [43]“
E la lista è veramente molto lunga. Questi sono soltanto alcuni dei danneggiati. Curiosa questa epidemia di problemi cardio circolatori vero? Eh sarà l’inquinamento, sarà colpa del cambiamento climatico. Già me le sento le scuse del mainstream.
3. Cosa manca all’appello?
Tutto quello che abbiamo visto finora riguarda solo gli effetti di breve periodo. Quelli di medio periodo e di lungo periodo sono sconosciuti.
Ripeto: è evidente che qualsiasi patologia dell’apparato cardiocircolatorio sia riconducibile alla vaccinazione, pertanto chi era già a rischio prima finisce per incrementare ulteriormente il rischio… perciò dire che “non c’è correlazione” è FALSO. Per chi invece non soffriva di patologie dell’apparato cardiocircolatorio è ancora più evidente, come abbiamo visto.
Ma questo non si limita all’apparato cardiocircolatorio, infatti come abbiamo anticipato nella sezione 5 e come sostengono in molti i trial di approvazione di questi farmaci sono quantomeno discutibili. Si evidenziano per esempio l’esclusione degli asintomatici dai report e, cosa ben peggiore, la mancanza di studi sulla genotossicità o sulla carcinogenicità. Inoltre come abbiamo mostrato qualche capitolo fa mancano all’appello anche gli studi di farmacocinetica e farmacodinamica associati a questi vaccini.
Gli studi condotti sugli animali hanno dimostrato anche che la spike tende ad accumularsi nelle ovaie e che potrebbero esserci degli effetti riconducibili al vaccino tra patologie dell’apparato riproduttore una volta effettuata una dose [7]. Tutto questo rientra ampiamente nelle cose da valutare ben prima di passare alla somministrazione agli esseri umani.
Ma bisogna considerare anche un grosso fattore: il fatto che la sorveglianza offerta dall’AIFA sia passiva. Il fatto che le reazioni avverse siano sottostimate dipende molto dal fatto che la cosiddetta farmacosorveglianza viene effettuata su segnalazione spontanea. Ben diverso è invece disporre di un sistema di sorveglianza attiva, dove il paziente viene seguito e monitorato dalle autorità sanitarie per un determinato lasso di tempo.
Abbiamo già una mezza idea di cosa questo comporti, infatti la Regione Puglia tra il 2013 e il 2017 ha adottato un monitoraggio di tipo attivo degli effetti avversi del vaccino contro morbillo, parotite, rosolia e varicella. Il risultato è stato poi paragonato ai risultati che sono stati ottenuti attraverso il classico metodo della sorveglianza passiva e quello che è venuto fuori è che la sorveglianza passiva aveva sottostimato di 340 volte gli effetti avversi (40,69 casi su mille contro 0,12 casi su mille) [44].
Negli Stati Uniti c’è un sistema di sorveglianza attiva invece, il V-safe, dove si cerca di cerca di accertare completamente tutti gli eventi avversi attraverso un processo continuo che monitora nel corso del tempo la situazione dei vaccinati. E cosa dicono i dati del V-safe?
Dicono che gli eventi riportati della farmacovigilanza passiva sono molto sottostimati rispetto a quella attiva [10].
Per esempio l’AIFA riporta circa 120 reazioni ogni 100.000 dosi mentre il V-safe riporta 68.600 reazioni ogni 100.000 dosi dopo la prima dose e 71.700 reazioni ogni 100.000 dosi dopo la seconda dose. Questo significa che l’AIFA sottostima le reazioni di ben 600 volte, se non di più. Se poi si vanno a vedere le reazioni gravi, si hanno 36,2 ricoveri ogni 100.000 dosi per la seconda dose, il che si tradurrebbe in Italia in circa 18.000 ricoveri, che andrebbero poi sommati all’analogo numero dei 14.000 ricoveri calcolabile per la prima dose. Se si vanno a vedere gli effetti nelle fasce 12-15 e 16-25, il CDC ha misurato una situazione drammatica [11]: oltre il 9% in entrambe le fasce riporta reazioni tali da impedire qualsiasi attività quotidiana nella prima dose e il 25% nella seconda. Addirittura lo 0,3% ha richiesto assistenza medica in dipartimento di emergenza od ospedale. E questo solo nei primi 7 giorni dall’inoculazione della dose.
E’ curioso notare come si siano osservate più miocarditi e pericarditi di quante se ne siano previste (la differenza è di quasi 4 volte nelle fasce 12-17 e 2 volte nelle fasce 18-24) [11]:

Altri allarmanti studi rivelano che il rischio miocardite, soprattutto nei giovani e soprattutto dopo la seconda dose, sta aumentando [34], cosi come ormai il nesso causale tra vaccinazione COVID e miocardite è considerato ufficiale, sebbene da approfondire [35].
Inoltre degli studi sembrano dimostrare che nelle tre settimane successive all’inoculazione di una dose aumenta il tasso di mortalità [9] e per questo è stato richiesto di investigare ulteriormente.
Anche sottostimando i dati come facciamo in Europa, questi comunque parlano chiaro: a fine Maggio 2021 la situazione riguardante gli effetti avversi della vaccinazione contro il Covid vede già più di 10.000 decessi sospetti in Europa più un milione e trecentomila casi di altre reazioni, di cui più di 200.000 permanenti [8]. Ovviamente la trattazione mainstream spesso sostiene che “non c’è correlazione” come frase baluardo delle posizioni pro-covid-vax.
Sembra che solo negli Stati Uniti il sistema di sorveglianza passiva VAERS abbia individuato migliaia di casi di aborti a seguito della vaccinazione anticovid [28]. Ovviamente è plausibile e ragionevole pensare che non tutti siano correlati, ma è anche plausibile pensare che la correlazione ci sia e a fronte di quanto abbiamo visto è anche altamente probabile.
Ci sono studi che sembrerebbero suggerire un’altra cosa preoccupante. Ad oggi, Febbraio 2022, molti paesi hanno già provveduto a somministrare tre dosi di vaccino nel giro di un anno e altre dosi sono previste. Il professore Andrew Pollard (che tra l’altro aveva contribuito a sviluppare il vaccino Astra Zeneca) si è detto abbastanza scettico nei confronti dello scenario di una vaccinazione collettiva ogni 6 mesi, mentre ritiene più sensato tutelare i soggetti fragili piuttosto che tutti gli adulti in modo indiscriminato [31]. Questa posizione ha perfettamente senso se si inquadra il problema dell’ADE.
L’ADE (acronimo di Antibody-Dependent Enhancement) è un fenomeno che è stato scoperto solo a metà degli anni ’70, ed è piuttosto complesso. In buona sostanza gli anticorpi che produciamo in risposta ad uno stimolo non sono tutti uguali. La proteina spike ha una forma e gli anticorpi che andiamo a produrre andranno ad “attaccarsi” a porzioni diverse della proteina. Quelli effettivamente “neutralizzanti” sono solo quelli che si attaccano alla porzione giusta della proteina e in linea teorica la vaccinazione dovrebbe avere lo scopo di massimizzare il numero di anticorpi “neutralizzanti” in modo da impedire al patogeno di entrare nelle cellule. Quello che può succedere però è che la risposta anticorpale non produca abbastanza anticorpi neutralizzanti. In questo caso i fagociti (che dovrebbero “digerire” il virus individuato) finiscono per diventare proprio le cellule in cui il virus si replica. In pratica gli anticorpi “sbagliati” fanno da cavallo di troia per il virus all’interno delle cellule, il quale inizia a replicarsi e la malattia invece di essere combattuta finisce per amplificarsi. Questa sindrome si chiama appunto intensificazione dell’infezione anticorpo-mediata, o ADE.
Per quanto riguarda i vaccini in generale non sembra che ci siano evidenze di questo rischio, ma per i vaccini COVID la questione potrebbe essere diversa. D’altronde gli scienziati erano già preoccupati nel 2020 quando i vaccini erano in fase di sviluppo [32]… tuttavia a seguito della diffusione della variante delta (che vedremo nel prossimo capitolo) un programma di intelligenza artificiale (JAIC) è stato utilizzato per studiare l’immunità nei confronti della delta dei pazienti vaccinati [33]. Quello che viene fuori è che le reinfezioni da COVID nei pazienti vaccinati aumentano all’aumentare del lasso di tempo che intercorre tra l’ultima dose e l’infezione.
Quando la delta è diventata la variante più diffusa è stato boom di infezioni tra i completamente vaccinati, il 71% del totale delle infezioni. Inoltre i risultati mostrano, ancora una volta, che l’immunità naturale è di gran lunga più forte, riducendo sensibilmente il rischio di ospedalizzazione. E mentre i media etichettano il fenomeno ADE come bufale, i dati sembrano confermare quanto scoperto in queste analisi:

Il fatto che l’esplosione di casi è tra i vaccinati e che il tempo per negativizzarsi sia enormemente più lungo (in alcuni casi anche un mese) è probabilmente legato a questa condizione.
Uno studio pubblicato su Nature lo scorso anno evidenzia l’insorgenza di consistenti alterazioni fisiopatologiche dopo la vaccinazione e che gli effetti di medio e di lungo periodo sono ignoti [36]:
“I risultati hanno indicato che la vaccinazione, oltre a stimolare la generazione di anticorpi neutralizzanti, ha influenzato anche vari indicatori di salute tra cui quelli relativi a diabete, disfunzione renale, metabolismo del colesterolo, problemi di coagulazione, squilibrio elettrolitico, come se i volontari avessero contratto un’infezione. […] cambiamenti drammatici nell’espressione genica delle cellule immunitarie, non solo facendo eco ad alcune delle misure cliniche di laboratorio, ma anche indicativo di un aumento delle risposte infiammatorie correlate a NF-κB, che si sono rivelate principalmente in atto nei monociti classici. Insieme, questi dati hanno suggerito che dopo la vaccinazione, almeno entro il giorno 28, oltre alla generazione di anticorpi neutralizzanti, il sistema immunitario delle persone, compresi quelli dei linfociti e dei monociti, era forse in uno stato più vulnerabile.”
Tutto questo non è frutto della fantasia di qualche pazzo, qui la gente sta realmente subendo gli effetti di una terapia farmacologica sperimentale. Il numero di persone danneggiate è altissimo e purtroppo solo raramente la loro voce è stata ascoltata. E’ capitato di vedere manifestazioni in cui le persone danneggiate hanno chiesto un risarcimento da parte dello Stato, ma come sapete, lo Stato non ne vuole sapere e di conseguenza sta abbandonando i suoi cittadini [38].
E’ opportuno infine far notare come, quando fa comodo, è giusto contare i morti da COVID con 3 o più patologie pregresse perché secondo il mainstream è stato il COVID a dare il colpo di grazia, mentre sempre secondo loro il “non c’è correlazione” viene applicato tutte le volte in cui la persona in questione aveva un numero di patologie diverse da zero. Non importa se è stata l’inoculazione a scatenare/accelerare l’evento: non la vogliono considerare l’evidente correlazione ed il motivo è semplice: dietro al COVID e ai vaccini c’è un business che la metà basta. Visto che le terapie intensive COVID e le inoculazioni di vaccino fruttano bene, bisogna insabbiare. Ma tranquilli, non c’è correlazione.
EDIT (14/03/2022): Segnalo anche altri due aspetti importanti venuti fuori negli ultimi tempi. Il primo è uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine che sembrerebbe suggerire che la vaccinazione anticovid non siano in grado di garantire una protezione adeguata contro la variante omicron, la quale buca senza problemi anche la terza dose [45]; il secondo è un documento di Pfizer reso disponibile solo di recente che riporta gli effetti collaterali riconosciuti del vaccino. Nel documento vengono riportate quasi nove pagine di effetti collaterali [46].
EDIT (06/03/2023): Mentre nel mondo le persone continuano ad invadere gli ospedali con evidenti reazioni avverse al vaccino e mentre continuano a morire come se gli staccassero improvvisamente la spina sui campi da gioco, per strada e in casa, le istituzioni continuano a negare. Persino l’AIFA nel suo ultimo report ha scritto che non ci sono stati più morti rispetto al report precedente di un anno prima (cosa ovviamente falsa, anche perché sono informazioni basate sulla farmacovigilanza passiva e tendenzialmente chi muore non segnala, così come i suoi familiari). Anche i media negano, alcuni addirittura sostengono presunte proprietà miracolose del vaccino immaginate nella testa di qualche lobbista americano [49]:

Peraltro è un continuo leggere di notizie di persone, in particolare giovani under 40, che muoiono di continuo in circostanze misteriose. “Malori improvvisi” li chiamano. In rete, nonostante la gente stia iniziando a capire come funzionino le cose, alcuni sostenitori di queste cretinate facendo riferimento a dati evidentemente affetti da bias fanno la loro disamina della questione sostenendo che la mortalità non è aumentata a fronte dei continui malori improvvisi denunciati dai giornali. In pratica la risposta è: ci sono sempre stati, è solo che adesso se ne parla. Bene.
Partiamo da un presupposto: è assolutamente vero che i malori improvvisi ci sono sempre stati, almeno nell’ultimo secolo, per cui non è che se uno muore all’improvviso significa necessariamente che sia per colpa del vaccino. Tuttavia la straordinarietà della questione necessita della verità, quindi perché nelle notizie riportate si omette sempre il fatto che la persona in questione sia stata vaccinata o meno contro il COVID-19? Evidentemente c’è qualcosa da nascondere e non è una questione di privacy perché di fronte alle questioni di ordine superiore la privacy viene meno, così come i pagliacci del Governo l’hanno fatta venir meno quando hanno creato la misura gestionale del Green Pass. Per quanto mi riguarda nella notizia andrebbe riportato il quadro clinico del paziente e lo status vaccinale COVID.
Ma c’è un’altra cosa che non depone assolutamente a favore della tesi secondo cui “questi malori ci sono sempre stati” come scusa per liquidare lo straordinario numero di eventi avversi di questo periodo. Premesso che la gran parte delle persone che subisce questi effetti avversi tipicamente viene presa in tempo prima che muoia (e questo non fa né notizia né statistica purtroppo), la cura è spesso quella di somministrare farmaci anticoagulanti, proprio perché come abbiamo visto gli eventi legati all’apparato cardiocircolatorio sono i più frequenti. E cosa si somministra? Semplice: la cardioaspirina, cioè l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio. Bene, ora se tanto mi da tanto, questo significa che ad un aumento dei malori improvvisi deve corrispondere un aumento del consumo di acido acetilsalicilico, giusto? E infatti è così. Mentre tra il 2014 e il 2019, come riportato dall’AIFA c’è una leggera crescita del consumo dei farmaci in questione [51], nel 2022 l’aumento è stato del 40% tra tachipirina, ibuprofene, aspirina e similari [50].


Perché tutto questo? semplice:
– Il sistema immunitario dei vaccinati è compromesso e quindi non riescono più a gestire in modo “normale” le sindromi influenzali tipiche dell’inverno
– Contro il COVID i vaccini non sono in grado né di prevenire l’infezione né di curarla, mentre l’ibuprofene ad alte dosi (ovviamente sempre sotto prescrizione medica, non lo prendete per conto vostro ma consultate un medico) lo cura a casa nel 99% dei casi.
– I malori improvvisi ripresi in tempo vengono curati con l’aspirina per fluidificare il sangue e nonostante siano abbastanza distribuiti durante l’anno in realtà durante il periodo invernale aumentano proprio perché il corpo da un punto di vista immunitario è più debole.
4. Conclusioni.
Le vaccinazioni continuano a mietere evidenti vittime, sia in termini di reazioni avverse gravi sia in termini di veri e propri decessi. Lo sforzo del mainstream per negare l’evidente correlazione tra le vaccinazioni e questi eventi è monumentale. La campagna mediatica ancora una volta gioca un ruolo fondamentale e molte persone purtroppo ci cascano. I dati dicono che la proteina spike ha un ruolo chiave nei danni ai tessuti e soprattutto negli effetti avversi. La vaccinazione non fa altro che inoculare spike nel sangue facendo da vera e propria fonte di queste reazioni. Nonostante gli studi dimostrino miocarditi, decessi, ischemie, infarti, trombosi e decine di altri effetti gravi (tra cui anche una possibile correlazione con l’ADE), l’ordine è quello di etichettare tutto come fake news. Solo che i numeri (e soprattutto i danni effettivi riportati dalle persone) parlano da soli e non potranno essere taciuti a lungo. Molti studi quindi sembrerebbero suggerire che la strategia vaccinale non è quella giusta nella lotta contro il COVID.
Passiamo quindi all’ottavo capitolo di questa storia.
BIBLIOGRAFIA E FONTI
[1] AIFA (2021), Sesto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19
[2] AIFA (2021), Settimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19
[3] AIFA (2021), Ottavo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19
[4] AIFA (2021), Nono Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19
[6] ISS (2021), Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia
[7] Victoria Male (2021), Effect of COVID-19 vaccination on menstrual
periods in a retrospectively recruited cohort
[8] Banca dati europea delle segnalazioni di sospette reazioni
[9] Ronald Meester, Wouter Aukema & Theo Schetters (2021), COVID-19 vaccinations and mortality – a Bayesian analysis
[10] Hannah G. Rosenblum, Julianne M. Gee, Ruiling Liu, Paige L. Marquez, Bicheng Zhang, Penelope Strid, Winston E. Abara, Michael M. McNeil, Tanya R. Myers, Anne M. Hause, John R. Su, Bethany Baer, David Menschik, Lauri E. Markowitz, Tom T. Shimabukuro & David K. Shay (2021), Safety Monitoring of mRNA Vaccines Administered During the Initial 6 Months of the U.S. COVID-19 Vaccination Program: Reports to Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) and v-safe
[11] Tom Shimabukuro – CDC (2021), COVID-19 Vaccine Safety Updates
[12] Marco Lignana – La Repubblica (2021), Morte di Camilla Canepa, gli interrogatori nell’ospedale di Lavagna: “Tutti noi sapevamo che era vaccinata”. Ma nessuno l’ha scritto in cartella clinica
[13] Il Fatto Quotidiano (2021), Camilla Canepa, l’esito dell’autopsia: “Morta per emorragia cerebrale”. Mercoledì lutto cittadino a Sestri Levante per i funerali
[14] Il Fatto Quotidiano (2021), Genova, morta la 18enne vaccinata con AstraZeneca all’open day del 25 maggio. La famiglia ha donato gli organi
[15] Ansa (2021), Camilla Canepa soffriva di una malattia autoimmune
[16] Il Giorno (2021), Morta dopo AstraZeneca, la perizia: “Camilla era sana, effetti avversi del vaccino Covid”
[17] LeccePrima (2021), Morte della 14enne, autopsia conferma per ora solo formazione tumorale
[18] Carlo Testa – Il Corriere del Mezzogiorno (2021), La morte di Majda, tre medici indagati dalla Procura di Lecce
[19] Il Tempo (2021), Vaccino, muore a tre giorni dalla seconda dose mentre gioca a calcio. Giallo sul decesso a Viterbo: era sano
[20] Padova Oggi (2022), Morto a soli trentotto anni il coordinatore di Fratelli d’Italia di Montegrotto, Lele Roncolato
[21] Sara Fratepietro – Tuttoggi (2021), Spoleto piange la morte del dottor Massimo Zuccaccia
[22] Carlo D’Elia – Il Giorno: Lodi (2021), Morta dopo il vaccino Pfizer, la famiglia vuole vederci chiaro
[23] Carlo D’Elia – Il Giorno: Lodi (2021), Donna morta dopo il vaccino: nessun nesso
[24] Carolina D’Elia – Yeslife (2021), Vaccino AstraZeneca: morto studente di medicina 10 giorni dopo
[25] Il Gazzettino (2021), Vaccini Usa, donna muore a 39 anni dopo la seconda dose di Moderna. Il padre: «Mia figlia era sana»
[26] Il Tempo (2021), Suzanna Newell, il dramma dell’atleta danneggiata dal vaccino: “Dopo Pfizer non cammino più”
[27] eVenti Avversi (2021), Una strage. Torneo della Coppa d’Africa decimato per calciatori vaccinati con problemi cardiaci
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[32] Ken Garber – Nature (2020), Coronavirus vaccine developers wary of errant antibodies
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[50] IlSole24Ore (2023), Iqvia: le vendite in farmacia nel 2022 salgono a 25,7 miliardi (+4,6%), boom degli analgesici (+40%)
[51] AIFA (2019), OSMED – L’uso dei farmaci in Italia, Rapporto Nazionale 2019

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