A Rejoinder
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Autore: Piero Sraffa (Giugno 1932)
Traduzione: G.F.
Questo è il testo tradotto in italiano della controreplica che Piero Sraffa fece nei confronti di Hayek, Economic Journal, vol. 42, June 1932, pp. 249-251.
Questo esempio del modo di argomentare del Dr. Hayek è di per sé un’illustrazione così eloquente della mia recensione che sono riluttante a rovinarlo con commenti. Pertanto limiterò la mia risposta alle due domande “cardinali”, mentre per gli altri punti riferirò il lettore paziente (se presente) al mio precedente contributo. La prima domanda è se, come afferma il Dr. Hayek, il capitale accumulato dal “risparmio forzato” sarà “almeno in parte” dissipato non appena l’inflazione avrà fine: “È sulla verità di questo punto che il mio [teoria del Dr. Hayek] sta in piedi o cade.” La mia semplice obiezione era che risparmio forzato era un termine improprio per il deterioramento, se coloro che avevano guadagnato dall’inflazione avevano scelto di risparmiare il bottino, in una fase successiva non avevano motivo di rivedere la decisione; e comunque quelli a cui era stato inflitto il risparmio forzato non avrebbero avuto voce in capitolo. Questo appello al buon senso non ha scosso il dottor Hayek: lo descrive come “sorprendentemente superficiale”, anche se sfortunatamente si dimentica di dirmi dove è sbagliato. Devo quindi fare un altro tentativo di seguirlo un po’ ‘in profondità.
Prenderò la sua argomentazione [No. 3] al punto (a) il punto in cui l’inflazione che ha causato l’accumulazione di capitale si è conclusa. (b) Affinché il caso possa essere paragonabile al caso del “risparmio volontario” del Dr. Hayek, l’inflazione deve aver proceduto a un ritmo progressivamente decrescente fino a quando non
termina proprio quando il più lungo tra i processi di produzione appena iniziati inizia a produrre beni di consumo prodotti: (c) Da quel momento in poi gli imprenditori saranno in grado di soddisfare le proprie uscite per la produzione attuale e per il mantenimento del capitale aumentato interamente dalle loro entrate dalle vendite, senza bisogno di denaro aggiuntivo inflazionistico. (d) Questo, naturalmente, come afferma il Dr. Hayek, è possibile “solo finché i salari [cioè i redditi] non sono aumentati in proporzione al denaro aggiuntivo che è diventato disponibile per gli investimenti.”
E ora arriviamo al punto della controversia: (e) “In definitiva, i redditi devono aumentare in quella proporzione, dal momento che anche il denaro utilizzato per l’acquisto di beni strumentali deve alla fine essere pagato ai fattori che rendono questi nuovi beni capitali”. Io sostengo che ciò non accadrà.
Ancora una volta il Dr. Hayek stesso mi fornisce l’argomento contro questa teoria, aggiungendo qui la sua nota a piè di pagina: “Tranne gli importi che possono essere assorbiti in disponibilità liquide in qualsiasi fase aggiuntiva della produzione”.
Esatto: e se il dottor Hayek ha sofferto la stessa fatica nello scrivere il suo libro come il suo recensore ha sofferto nel leggerlo, ricorderebbe:
– (1) che, secondo le sue ipotesi, tali disponibilità liquide assorbiranno non solo determinati importi eccezionali, ma l’intero importo aggiuntivo emesso durante l’inflazione;
– (2) che di conseguenza i redditi non possono aumentare affatto e non ci sarà occasione per alcuna dissipazione del capitale.
Lasciatemi ricordare che lui ha assunto nel suo libro:
– (1) che il capitale sarà accumulato in proporzione alla quantità di denaro emessa sotto forma di prestiti ai produttori;
– (2) che il numero di fasi della produzione aumenterà in proporzione alla quantità di capitale;
– (3) che la quantità di pagamenti da effettuare aumenterà in proporzione al numero di fasi:
– di conseguenza, [che] la quantità di pagamenti da effettuare aumenta in proporzione alla quantità di denaro, e l’intero denaro aggiuntivo viene assorbito dalle disponibilità liquide per eseguire tali pagamenti.
Si può notare come una curiosità che nel mondo ha assunto il Dr. Hayek, l’inflazione attraverso i crediti ai produttori, mentre lascia invariati i redditi monetari, provoca un positivo calo dei prezzi dei beni di consumo. (Poiché ciò può sembrare incredibile, forse anche per il Dr. Hayek, confrontare in Prices and Production, Fig. 2, p. 40, che rappresenta la posizione iniziale, con Fig. 4, p. 50, che rappresenta la situazione alla fine dell’inflazione: il valore monetario aggregato della massa dei beni di consumo è invariato, ma la loro quantità è maggiore dopo l’inflazione, i prezzi per unità devono essere inferiori. Vedi anche pag. 51-2.)
Dopo questo il dottor Hayek mi permetterà di non prendere sul serio le sue domande su ciò in cui “credo davvero”. Nessuno poteva credere che qualsiasi cosa che logicamente segua da ipotesi così fantastiche sia vera nella realtà. Ma ammetto la possibilità astratta che le conclusioni dedotte da loro da ragionamenti errati possano, in un caso fortunato, rivelarsi abbastanza plausibile.
Ho solo poche parole da aggiungere alla seconda domanda cardinale, quella del “denaro” e il tasso di interesse “naturale” [No. 4]. La massima ideale del Dr. Hayek per la politica monetaria, come quella di Wicksell, era che le banche dovessero adottare il tasso “naturale” come tasso “monetario” per i prestiti: l’unico ostacolo che vide fu la difficoltà di accertare in pratica il livello di il tasso “naturale” (p. 108 del libro). Ho sottolineato che solo in condizioni di equilibrio ci sarebbe un tasso unico; e che quando il risparmio era in corso ci
sarebbero stati in qualsiasi momento tassi “naturali”, possibilmente quanti ce ne sono; cosicché non sarebbe semplicemente difficile in pratica, ma del tutto inconcepibile, che il tasso monetario sia uguale al “tasso naturale”. E mentre Wicksell potrebbe ripiegare, per il criterio del suo tasso “monetario”, su una media dei tassi “naturali” ponderati allo stesso modo del numero indice dei prezzi che ha scelto di stabilizzare, questa via di fuga non era aperta al dottor Hayek, poiché aveva ripudiato con enfasi l’uso delle medie. Il Dr. Hayek ora riconosce la molteplicità del tasso “naturale”, ma non ha altro da dire sul punto specifico se non che “tutti sarebbero tassi di equilibrio”. L’unico significato (se si tratta di un significato) che posso attribuire a questo è che la sua massima politica ora richiede che il tasso monetario sia uguale a tutti questi tassi naturali divergenti.
Il testo originale è stato scritto da Piero Sraffa, a cui appartengono tutti i diritti.