I minibot: si o no?
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Nell’ultimo mese si è parlato fin troppo, spesso anche male, dei minibot proposti dal Governo italiano. Le reazioni della BCE sono state rivelatrici del loro intento. Draghi ha detto che i minibot possono essere considerati solo in due modi: o valuta o debito. Nel primo caso sarebbero illegali, nel secondo caso farebbero salire il debito [1].
Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Nulla, e in questo articolo lo mostreremo perchè.
1. Cosa sono i minibot?
I minibot sono:
– un titolo infruttifero, privo di scadenza
– convertibile alla pari con l’Euro
– destinati ai titolari di crediti verso il settore pubblico
– utilizzabili da tutti all’interno del suolo italiano
– accettati dallo Stato nel pagamento delle tasse.
Questo strumento non è una valuta ma funziona come tale. Lo Stato non emette minibot a profusione incrementando il debito (ecco il primo errore di Draghi). La spesa pubblica (come mostrato qui) viene fatta dal settore governativo dello Stato comprando beni e servizi da imprese private. Se per esempio un Governo deve pagare la ristrutturazione di una città distrutta da un terremoto, quando fa spesa pubblica non stampa moneta e la lancia dall’elicottero… semplicemente crea la moneta e i destinatari di quella moneta sono le ditte a cui viene commissionata la ristrutturazione. Quelle ditte riceveranno denaro e dopo aver lavorato alla ricostruzione incasseranno il denaro. A quel punto il denaro è immesso in circolo
perché i lavoratori vengono pagati e a loro volta spenderanno quel denaro in consumi e la moneta diffonde all’interno del sistema come una goccia di inchiostro in una vasca, raggiungendo persone che non fanno parte di quelle ditte.
Il problema è che questo debito della pubblica amministrazione viene spesso pagato in ritardo e a volte questo ritardo è anche la causa del fallimento di alcune PMI che non riescono a rientrarci con i conti perché non hanno ricevuto in tempo i soldi. Quindi c’è chiaramente un gap temporale tra quando il lavoro viene svolto e quando viene pagato. In quel frangente le aziende che svolgono il lavoro sono in credito verso lo Stato e lo Stato è in debito verso di loro. I minibot si collocano proprio in questo gap.
Infatti le PMI potrebbero accettare da parte dello Stato dei minibot in pagamento di quel debito e lo riceverebbero subito. Quindi non rappresenta “immissione di nuovo denaro” ma bensì lo stesso denaro che avrebbero regolarmente dovuto percepire. Non è un incremento di quantità di moneta in circolo, non è un’espansione della spesa dello Stato.
Chi ha ricevuto i minibot può poi usarli per pagare le tasse (fino a un massimo di 25.000€) o può usarli per comprare altri beni e servizi legati allo Stato (per esempio un abbonamento ferroviario con FS), sempre all’interno del suolo Italiano. Il resto verrebbe pagato regolarmente in Euro.
Il vantaggio di questo sistema è che riduce la necessità di indebitamento dello Stato ma mantenendo comunque la spesa pubblica allo stesso livello. Questo porterebbe nel medio periodo ad una riduzione del rapporto debito/PIL, che di fatto è uno degli strumenti di ricatto da parte della BCE e dei mercati.
Siccome la spesa coperta dai minibot è solo una parte del totale e siccome si può pagare solo fino ad una certa somma in tasse, la spesa pubblica totale è quindi (si guardi a questo articolo per il modello completo di uno Stato normale):

Rispetto al modello tradizionale, la spesa pubblica pura sarebbe divisa tra quella regolarmente pagata in Euro e quella pagata in Minibot. Quindi da un punto di vista del PIL l’effetto sulla spesa pubblica è zero perché la spesa pubblica totale rimane sempre la stessa solo che la quantità di essa espressa in € è minore, quindi questo significa meno indebitamento in Euro (ricordiamo per chi ancora non lo sapesse che l’Euro non è una moneta emessa dallo Stato).
2. I minibot sono una valuta parallela?
La risposta è no. La genialità di questo strumento sta nel fatto che funzionano come una valuta ma non
lo sono. I minibot sono un titolo di Stato di piccolo taglio, ma a differenza di un titolo di Stato tradizionale non hanno interesse e non hanno scadenza. Inoltre non sono imposti da nessuna legge sul corso legale, quindi non violano i trattati. Lo Stato non impone il corso legale dei minibot, ma visto che possono essere utilizzati per pagare le tasse, l’accettabilità su larga scala segue la stessa legge piramidale (vedere qui per approfondimento). Di fatto, come noto a tutti coloro che studiano economia, da un
punto di vista dell’accettabilità non serve una legge sul corso forzoso, basta che lo Stato dichiari cosa accetterà in pagamento delle tasse. Quindi in definitiva sono compatibili con i trattati perché non sono una moneta parallela (l’altro errore di Draghi) e non sono imposti con corso forzoso. Le PMI potrebbero
anche non accettare i minibot, non c’è nessun vincolo. Ecco che Draghi quindi sbaglia su tutta la linea: non sono moneta e non sono debito.
3. Ci sono precedenti nella storia?
Si, strumenti come i minibot sono stati utilizzati in passato. La cosa ironica è che a usare uno strumento del genere fu proprio la Germania [2]. Infatti nel ’33 dopo il governo Brüning la Germania si trovava in una profonda crisi economica, con disoccupazione al 25%. Col cambio di governo, Hjalmar Schacht creò uno strumento del tutto analogo ai minibot: i MEFO.
Schacht riconoscendo il duplice problema tedesco dell’epoca, ovvero i limiti di spesa imposti dai trattati di Versailles del 1919 e la necessità di finanziare l’industria e le PMI, aggirò il primo per risolvere il secondo: creò una società fittizia (la MEFO s.r.l.) che aveva come uno scopo quello di emettere dei buoni. Questi buoni (d’ora in poi MEFO) erano utilizzabili come forma di pagamento per le commesse statali di beni e servizi. Avevano un valore nominale in Marchi tedeschi e potevano essere convertiti in qualsiasi momento presso la Banca Centrale tedesca con un tasso di sconto del 4% che le rendeva preferibili all’utilizzo del Marco. Si potevano scambiare e utilizzare solo all’interno del suolo tedesco ed erano utilizzabili per pagare le tasse. Ovviamente, come tutta la moneta esistente, avevano valore e venivano accettati solo in virtù del fatto che lo Stato li accettava in pagamento delle tasse.
Questo strumento contribuì a risollevare il paese stimolando la crescita economica attraverso l’erogazione di credito alle imprese (esattamente ciò che manca oggi). Non vi furono le temute “spinte inflattive” perché la disoccupazione era al 25% e molti capitali in Germania erano inutilizzati. Chi ha studiato un minimo di economia sa che la regoletta monetarista “stampare moneta = aumento dell’inflazione” è una storiella per spaventare i bambini.
I risultati furono eccezionali: un tasso di crescita del 6% immediato (era il 6% nel 1933 contro il -10% del 1932) e tassi di crescita compresi tra il 6 e il 10% nei 5 anni successivi. Da un punto di vista dell’inflazione si arrivò da una deflazione al -8% nel 1932 ad un’inflazione del 3,5% nel 1937. Quindi risultati straordinari, che portarono il paese fuori dalla crisi. La situazione europea di oggi è analoga: siamo da più di dieci anni in bilico su un tasso di inflazione imbarazzante (circa il 2%), disoccupazione arrivata al 10% in Italia (di cui quella giovanile è al 35%), PMI che chiudono, capitali inutilizzati nonostante la capacità produttiva alle stelle, mancanza di accesso al credito da parte delle PMI a causa della prociclicità delle banche. La situazione è IDENTICA. Se volete una risposta di cosa uno strumento del genere possa portare, avete la storia dalla vostra parte.
4. Sono strumenti propedeutici all’uscita dall’Euro?
Qua si sconfina troppo spesso nella propaganda. Infatti come mostrato nel paragrafo 3, l’emissione dei MEFO non ha portato all’abbandono del Marco. Allo stesso modo sono una dimostrazione di come sia attualmente fallimentare il sistema Euro. Una moneta che non può essere liberamente emessa da uno Stato ma presa a debito, peraltro con dei vincoli sull’inflazione e sul limite del rapporto debito/PIL che non hanno NULLA di scientifico ci ha portato alla stessa situazione della Germania degli anni ’30. Stessi vincoli di spesa, stessi ricatti internazionali, analoga crisi della disoccupazione e analogo rischio deflazione sempre dietro l’angolo. Non saranno i minibot a far uscire l’Italia dall’Euro. Sarà l’Euro a portare alla fine dell’Eurozona così come la conosciamo. E questo accadrà, vedrete, con la crisi imminente della Germania.
Per tornare alla domanda iniziale, minibot si o no? La mia risposta è “assolutamente si”.
BIBLIOGRAFIA E FONTI
[1] J.O., (2019), Mini-bot, Draghi: «O sono una moneta illegale oppure fanno aumentare il debito pubblico», Il Messaggero.
[2] Carlo Sacino (2018), Monete fiscali e minibot: soluzione alla questione Euro

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